Lucci:Tanti droni per tutti, ma le vere iene siamo noi

Si sprecano gli emoticon e gli stati di animo preoccupati e arrabbiati su Facebook, quando si parla nei vari gruppi che trattano droni ,della puntata di ieri sera su Le Iene dal titolo: “LUCCI: Tanti droni per tutti” con sottotitolo:”Tutti quanti in futuro avranno il proprio drone… ma per farne che?”

Sempre pronto a scendere in campo, perlomeno virtualmente, il popolo della rete, quello che condivide gattini e incazzature generiche  con il governo, di qualunque colore esso sia.
Ora poi che si toccano i droni sui vari forum e gruppi nazionali, c’è stata una vera e propria insurrezione, chi grida al giornalismo di bassa lega, chi non ci sta a farsi dare del “beep…one“, chi giustifica Lucci e afferma che quello è il suo modo di comunicare e creare servizi.
Tutto vero o tutto falso? Come sempre la verità sta nel mezzo, il modo di fare giornalismo di Enrico Lucci potrà non piacere, ma porta ascolti e audience, e il servizio, preparato secondo il solito stile de le Iene, programma in onda da quasi 20 anni, ne conferma la validità.

Guardando e ascoltando con attenzione il video, non si può non notare come venga messo spesso il piglio sulla mancanza di utilizzo serio del drone. Una carrellata di interviste girate nello scorso settembre durante una manifestazione nazionale che gode di una certa popolarità nel settore droni professionali, mostr con una certa evidenza, come insieme agli operatori del settore che vendono consulenze, velivoli, assicurazioni, distribuiscono spray sui campi nel settore agricolo, fanno rilevi topografici o collaborano nelle missioni di ricerca e soccorso, ci sia anche una certa quantità di persone di ceto medio/basso che vorrebbero, anzi che vogliono il drone senza uno scopo preciso e per non farci nulla di particolare.
Nessuna missione umanitaria, nessun lavoro con scopo di lucro, nessuno filmato ai matrimoni. Vogliono solo il drone perché è oggetto di culto, perché è di moda e perché tanto ce l’hanno tutti.

Lucci sottolinea durante le interviste a un paio di operai che apertamente affermano di prendere circa 1500 euro al mese, come li giudichi “beep… oni” per spendere una mensilità faticosamente guadagnata solo per possedere l’ultimo drone del momento.

Certo è un parere di Lucci, ma se fosse andato fuori dai Mela Store durante il lancio dell’ultimo zPhone 6/7/8s non avrebbe potuto fare/dire la stessa cosa?
Quanta gente, giovani e meno giovani, stanno in fila uno o due giorni per essere i primi ad accaparrarsi un oggetto che poi con molte probabilità avranno tutti? Dove risiede l’originalità, quale è la bravura? Ma sopratutto cosa ci guadagnano e cosa se ne fanno?

Farei un paragone forse un po’ spinto con il mercato dell’automobile che oramai è un bene obbligatorio al pari del telefonino, ma in quanti potrebbero effettivamente rinunciare, spostandosi magari con i mezzi pubblici? Quante persone non hanno un posto auto, quante persone faticano a parcheggiare alal sera rientrando dall’ufficio? Eppure l’auto ci vuole, così come senza telefonino, anzi senza smartphone e sconnessi dalla rete non si può vivere.

La parola d’ordine è consumismo e non si capisce bene se provenga dalla altra parte dell’oceano dagli Stati Uniti, perché gli stessi cinesi che l’hanno vissuta con oltre 30 anni di ritardo rispetto agli USA, pur essendone loro gli artefici ne sono altrettanto vittime.

Tornando ai droni, i professionisti denigrano chi non è autorizzato, i modellisti puntano il dito contro coloro che lo comprano ai supermercati i primi si vantano di essere i primissimi, ma la verità è che le vere Iene siamo noi, incapaci di comprendere questo fenomeno di massa che neppure gli stessi legislatori internazionali sono in grado di capire e che cercano di imbrigliare con leggi arcaiche e vetuste, cercando di tappare la diga rotta con un tappo di sughero.

Tutti bravi a predicare ma non dimentichiamoci che al momento morti non ce ne sono nel settore dei piccoli droni professionali o amatoriali e con molte probabilità come affermavano i “professionisti” intervistati, prima o poi qualcuno potrebbe scapparci, statisticamente parlando è inevitabile.

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Considerando la crescita  esponenziale di questo settore non vorremmo mai che un domani, tra 5 anni magari, si parli di un deceduto per causa di un drone cadutogli sulla testa esattamente come nel caso di una persona travolta sulle strisce pedonale.
Cosa che purtroppo oramai non fa notizia, se non in casa dei familiari della vittima. Quindi se cerchiamo il probabile futuro morto per causa dei droni e vediamo non quello che abbiamo sotto agli occhi tutti i giorni, allora si, le vere Iene siamo noi.