Niente internet? Potrebbero essere i droni a portare il segnale mobile!

I mondo di oggi corre sempre più a velocità diverse, anche nel caso dei cellulari. Nelle grandi città è in corso il passaggio alla tecnologia 5G, che promette altissime velocità di trasmissione dati e capacità di gestione dei sempre più numerosi smart device che troveranno spazio nelle case intelligenti di domani, ma nello stesso tempo ci sono ancora moltissime zone del mondo che restano tagliate completamente fuori da questi servizi. Non si pensi solo ai paesini isolati nelle nostre aree rurali, ma anche alle intere regioni di nazioni più arretrate, come ad esempio quelle di molti Stati africani.

Secondo GSMA, l’associazione che rappresenta gli interessi di tutti gli operatori di rete mobile del mondo, grosso modo ci sono 4 miliardi di persone che sono ancora senza un accesso internet. E dal momento che per le aziende le persone senza internet rappresentano dei potenziali clienti che rischiano di non trasformarsi mai in consumatori, è già da diversi anni che molte grandi company del settore, tra cui Facebook e Google, lavorano allo sviluppo di un sistema per raggiungere con il segnale dati le aree più remote del mondo, povere o assolutamente prive di infrastrutture. Il problema è che fino a questo momento i loro progetti (tra cui il mirabolante drone Aquila di Facebook) non sono risultati realmente praticabili, per limiti tecnici che non erano stati preventivati o, più generalmente, per l’altissimo costo che una tecnologia del genere avrebbe richiesto.

Internet via drone

Tra le idee più interessanti che si prefiggono di affrontare il problema del digital divide c’è sicuramente quella del giovane Rahul Tiwari nel 2017, quando ancora studiava ingegneria alla Purdue University in Indiana. Rahul voleva usare i droni come sorveglianza anti bracconaggio, un fenomeno che in Africa è ancora molto presente e difficile da combattere, ma poi si è reso conto che la stessa tecnologia poteva essere sfruttata per portare copertura internet di una zona utilizzando dei droni, come fossero delle vere e proprie antenne per i cellulari.

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A distanza di anni, Rahul ha creato la startup Spooky Action con cui è riuscito a trasformare in realtà il suo progetto. I droni in questione volano in hovering a circa 200 piedi da terra (più o meno 60 metri) restando ancorati ad un cavo di vincolo che garantisce ai velivoli stabilità, sicurezza e soprattutto un approvvigionamento costante di energia, grazie al collegamento con pannelli solari o altre fonti come grandi batterie posizionate al suolo. Questa caratteristica, assieme al consumo contenuto del drone (pari a quello di un microonde), permette al sistema un’autonomia di volo circa un mese.

Il progetto, chiamato Telelift, ha tutte le carte in regola per cavalcare l’onda del crescente sviluppo dei servizi di rete mobile nell’Africa subsahariana. Tiwari afferma che un drone, che vola in modo del tutto automatico eccezion fatta per l’intervento del pilota che è richiesto al decollo e all’atterraggio, è in grado di fornire un segnale di qualità in un raggio tra 20 e 30 miglia, il che sarebbe sufficiente a coprire le poche centinaia di persone che abitano disperse nelle aree rurali, mentre servirebbero più velivoli per gestire le connessioni delle più numerose persone concentrate nei sobborghi delle grandi città.

Ogni drone costa circa 40 mila dollari, una cifra che a sentire Tiwari molte compagnie di servizi internet sarebbero disposte a spendere pur di accaparrarsi i nuovi clienti, ma è chiaro che le valutazioni tecniche ed economiche di questo ed altri progetti simili non possono prescindere dai regolamenti dello spazio aereo dei vari Paesi, che vivono un momento di frequenti modifiche e che persino in Africa, continente finora baluardo di molte libertà per i droni, tendono a diventare sempre meno permissivi.

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