Sono robot acquatici, silenziosi che eseguono missioni rigorosamente pacifiche e possono essere di grande aiuto nella ricerca scientifica, sono i droni marini, meno noti ai riflettori della ribalta, ma non per questo meno importanti.
Sono droni autonomi o parzialmente autonomi che possono operare sotto la supervisione di un operatore in ambienti ostili, quali grotte, fiumi in piena, aree contaminate. O per esempio nel caso di rilievi batimetrici in grossi bacini idroelettrici, lasciando il gravoso e noioso compito della scansione alla precisione del GPS che li guida.

In Italia ci sono diverse aziende che hanno preferito o che comunque hanno nel loro cataologo di prodotti non solo droni volanti, ma anche droni marini. Nella conferenza organizzata da DronEzine e tenuta sabato scorso a Novegro, l’ing. Pierluigi Duranti referente per AerRobotix, azienda produttrice di Catone, ha spiegato quale sia il compito di questi natanti semi autonomi e che ruolo possano avere anche in contesti di calamità naturali. Duranti spiegava ad esempio che le origini di mezzi acquatici senza uomini a bordo, che in gergo tecnico vengono definiti USV (Unmanned Surface Vehicle) sono davvero antiche. Pare che i primi usi di imbarcazioni senza uomini a bordo risalgano addirittura al 1588 quando Sir Francis Drake ne lanciò una in fiamme contro l’ armata spagnola.
Oggi giorno sono sempre più usate nei fiumi e laghi di tutto il mondo, per monitorare la salute dell’acqua e di tutto l’eco sistema fluviale o marino.
Uno degli impieghi tipici di queste imbarcazioni consistente nel rilevo batimetrico con la pianificazione dei percorsi di mappatura georeferenziati o per analisi topografiche,
Sempre nel corso della conferenza, abbiamo potuto apprezzare l’intervento dell’ing. Flavio Taborelli di VirtualRobotix che esponeva i punti di forza di Bathy Boat e il cui intervento è visibile nel filmato qui di seguito.






