Droni militari in crisi: General Atomics, produttore del Reaper e del Predator, licenzia 600 persone

Il celeberrimo drone da guerra americano, con oltre 4 milioni di ore volate,  è stato per vent’anni il cavallo di battaglia dell’Air Force per la sorveglianza e per colpire obiettivi in ​​Medio Oriente. Ma i generali ritengono che non sia adatto per un eventuale scenario di escalation con  Russia e Cina. Inoltre, costa troppo tempo e denaro mantenere l’aereo pronto per le operazioni in ambienti a bassa minaccia di oggi. E soprattutto, è troppo facile abbatterlo.

Il colpo, durissimo, è arrivato quest’anno: l’Air Force ha annunciato che avrebbe smesso di acquistare l’MQ-9 Reaper, il drone militare di punta di General Atomics, già nel 2021: ben quattro anni prima del previsto. E ora il futuro del programma rimane incerto, con l’Air Force alla ricerca di opzioni per sostituire il Reaper.

E così, nell’incertezza del futuro, arriva una valanga di licenziamenti:  “General Atomics Aeronautical Systems, Inc. può confermare una riduzione del personale che coinvolge il 6% della sua forza lavoro“, cioè 630 persone su circa 10 mila addetti. La conferma dei licenziamenti è in una e-mail inviata dalla direzione del personale  alla rivista specializzata statunitense  Defense News mercoledì in tarda serata. “Questa riduzione è stata effettuata per bilanciare le risorse con le esigenze dei clienti” spiegano i dirigenti.

I licenziamenti sono stati annunciati internamente mercoledì, la società non ha specificato quali operazioni siano state interessate. E ciò nonostante General Atomics (e Northrop Grumman) sono stati i due maggiori  beneficiari della recente decisione dell’amministrazione Trump di allentare le restrizioni sulle vendite all’estero di aerei da guerra senza pilota. Inoltre,  gli analisti prevedono che almeno a breve termine dovrebbero aumentare gli acquisti di Reaper: a bilancio per General Atomics ci sarebbero 344 milioni di dollari per altri 16 MQ-9 nell’anno fiscale 2021. Ma ciò non ha fermato la scure dei licenziamenti, visto che potrebbe essere l’ultimo ordine del le forze armate USA. “Non possiamo più tenerli sul campo di battaglia” è la conclusione secca del responsabile degli acquisti dell’Air Force Will Roper: “è troppo facile abbatterlo, dobbiamo cercare un’alternativa”.

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Sul fatto che sia facile abbatterlo ne sa qualcosa la nostra Aeronautica italiana: secondo fonti libiche, Il 20 novembre un MQ-9 del l 32º Stormo (base di Amendola, vicino a Foggia)  sarebbe stato abbattuto per errore dalle forze del generale Haftar  mentre volava vicino alle coste libiche per una missione di supporto all’operazione “Mare Sicuro” da una batteria contraerea presso Tarhouna, che l’avrebbe scambiato per un drone turco in appoggio alle forze del governo di  Serraj (governo riconosciuto come legittimo dall’Italia).
La circostanza non è stata confermata dalla nostra aeronautica, che ha parlato solo di “perdita di contatto”.

Per la cronaca, Il 1º agosto 2008 l’Italia ha richiesto 4 di questi droni, 4 stazioni di terra e 5 anni di assistenza, per un totale di 330 milioni di dollari. Nel novembre 2009 ne ha ordinati altri 2.

immagine di haf
Il Reaper italiano caduto in Libia: l’abbattimento è stato rivendicato dalle forze del generale Haftar, che l’avrebbe scambiato per un drone turco

Fonte: DefenseNews

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