Pufferbot: il drone che si gonfia come un pesce palla

Hooman Hedayati, studente della University of Colorado Boulder, usa i droni da diversi anni, ma ancora oggi, ogni volta che vola, non può fare a meno di domandarsi “E se disgraziatamente finisse sulla testa di qualcuno?”. Ecco perché, insieme ai suoi colleghi dell’ATLAS Institute, ha ideato e sviluppato un sistema ingegnoso che permette al drone, se e quando si avvicina oltre un certo limite ad una persona, di “reagire” cambiando forma e diventando più grande.

L’idea come al solito viene da madre natura, e più precisamente dal pesce palla (in inglese “pufferfish”, da cui il nome Pufferbot del drone), che quando si sente minacciato è in grado di gonfiarsi fino ad assumere dimensioni nettamente più grandi con cui spaventa i predatori.

Sfruttando questo principio, Pufferbot è in grado di espandere il suo scudo di plastica per prevenire collisioni pericolose con persone o altri oggetti. Il concetto è simile ai droni con gabbia di protezione, solo che mentre quelli nascono (o vengono appositamente equipaggiati) con la struttura di protezione nel momento in cui devono essere adoperati in spazi stretti ed intricati dove l’urto con pareti e altri ostacoli è più che probabile, Pufferbot è in grado di attivare la modalità di sicurezza avanzata di volta in volta ed autonomamente, quando si accorge che c’è un pericolo..

La struttura di protezione offre diversi vantaggi. Il più immediato è quello di attutire gli effetti della collisione, assorbendo la forza dell’urto grazie alle proprietà ammortizzanti della gabbia. Allo stesso tempo, però, lo scheletro di protezione si estende fino a superare le eliche del velivolo, che spesso sono responsabili di diversi incidenti, in modo che non possano ferire nessuno. Infine, occupando più volume, si rende più visibile per chi gli sta intorno, nella speranza che anche le persone riescano a spostarsi per evitare l’impatto.

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