Continua l’espansione del mercato dei droni militari nel mondo, prodotti da pochi Paesi e comprati da un numero sempre maggiore di tutti gli altri. E anche se tra le notizie di questo settore siamo abituati a leggere per lo più dei Predator e degli altri droni made in USA, che vengono venduti soprattutto agli alleati occidentali, la Cina non sta certo a guardare.
Anzi, lontano dai riflettori dei media nostrani Pechino fa affari d’oro, non solo in Oriente ma anche in Africa. È notizia di qualche giorno fa, ad esempio, che l’air force nigeriana ha ricevuto un gruppo di Wing Loong II, un tipo di drone militare di fabbricazione cinese che è pensato per svolgere compiti di intelligence e sorveglianza, ma che all’occorrenza può essere armato per condurre attacchi su obiettivi precisi.
I Wing Loong II, che per forma e caratteristiche vengono spesso paragonati agli MQ-9 Reaper di fabbricazione americana, possono volare per 31 ore di fila se impiegati per operazioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione, mentre la loro autonomia scende a 26 ore di seguito se usati in operazioni di offesa, durante le quali possono lanciare dozzine di proiettili tra missili e bombe.
Non senza una punta di orgoglio, il Commodoro dell’Aria (nonché Capo delle Pubbliche Relazioni e Informazioni del quartier generale dell’Air Force nigeriana) Ibikunle Daramola, ha dichiarato che la Nigeria si è così unita alla Cina e agli Emirati Arabi nel gruppo di nazioni che possiedono ed operano gli UAV da combattimento Wing Loong II.
Dal punto di vista del venditore, invece, questa notizia conferma la sempre più decisa ascesa della Cina sulla scena mondiale delle nazioni che producono droni ad uso militare, con particolare focus nel continente africano. D’altra parte, rispetto ai velivoli militare senza pilota a bordo, i droni militari cinesi hanno prezzi più abbordabili nonostante sfruttino una tecnologia parimenti affidabile (proprio come la differenza che si nota nel mercato dei droni commerciali).
