Sebbene l’uso dei droni per provare ad eludere la sorveglianza carceraria nel tentativo di far arrivare a chi è dietro le sbarre degli oggetti di contrabbando non sia più una novità (qui c’è un articolo su dei brasiliani che provarono a consegnare droga dentro una prigione nel lontano 2014), restano evidentemente per molti criminali un sistema creativo che vale la pena tentare.
Questo almeno è ciò che devono aver pensato alcuni delinquenti che diversi giorni fa hanno tentato di far arrivare, all’interno del carcere della città francese di Nimes, delle seghe per tagliare le sbarre e quindi far evadere dei detenuti. Un piano che avrebbe potuto anche funzionare, perché a quanto pare il drone prescelto per la consegna illegale non è stato intercettato né ostacolato durante il trasporto, bensì è stato semplicemente trovato e raccolto da terra dal personale della struttura penitenziaria mentre giaceva danneggiato nel cortile nord della prigione.
Insomma una volta superate le recinzioni qualcosa deve essere andato storto e il drone si è schiantato da solo, portando con sé a terra il suo carico di cavi per telefoni cellulari, materiale per un tubo dell’acqua e diverse lame per seghe metalliche che è stato rivenuto accanto ad esso. Un carico di tutto rispetto che secondo gli agenti potrebbe essere il primo indiziato a spiegare la causa della caduta del velivolo, o quantomeno un elemento che, in presenza di un imprevisto malfunzionamento dell’UAV, si è rivelato determinante per il fallimento della missione furtiva.
Un incidente di percorso che però, almeno stando a sentire i numerosi istituti in tutto il mondo che ammettono di registrare voli illegali sempre più numerosi dentro e fuori le loro strutture, non sembra ostacolare l’ascesa dei droni come strumenti di consegne illecite dentro il carcere, non solo e non tanto per oggetti volti ad evadere, come in questo caso, bensì per alimentare il crescente mercato nero tra i detenuti.
