Marine della Toscana: il futuro passa anche per droni e robot nei porti

Tra le loro tante applicazioni, i droni sembrano avere un debole per quelle che riguardano il mare, quasi a voler sancire un’alleanza col cielo che vi si specchia.

E così, dall’opera di tutela ambientale (della quale ad esempio vi abbiamo parlato in questo articolo riferito al controllo della costa della Liguria), passando per la sorveglianza dei confini nazionali, il pronto intervento in caso di difficoltà in acqua e la ricerca scientifica, il contributo dei droni si dimostra determinante nei grandi porti commerciali (qui l’articolo sui droni usati nelle operazioni del porto di Rotterdam).

I numeri della Blue Economy in Italia parlano di 200 mila aziende per 1 milione di lavoratori e un valore aggiunto di 47 miliardi di euro, una leva di traino sulla quale bisogna tenere alta l’attenzione e gli investimenti. Matteo Ratti, presidente del Consorzio Marine della Toscana (che riunisce 11 marine e oltre 3 mila posti barca da Viareggio a Porto Ercole), spiega infatti che “La continua innovazione ha portato a un cambio radicale sia della domanda che dell’offerta dell’economia del mare e quindi occorre intercettare questo cambiamento”.

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matteo ratti presidente del consorzio marine toscana
Matteo Italo Ratti, Presidente del Consorzio Marine della Toscana

Come farlo? Nell’intervista sul sito Cuoreconomico, Ratti auspica che, grazie soprattutto ai 143 milioni di euro che  il Piano nazionale Ripresa e Resilienza prevede per i porti toscani, si possa intervenire in “progetti di modernizzazione delle infrastrutture, a cominciare dalle banchine e dagli attracchi per le barche così da accogliere turisti e imbarcazioni commerciali internazionali. D’altronde la produzione delle barche si è spostata verso l’innovazione e anche i servizi portuali debbono adeguarsi. Ad oggi infatti diversi motoscafi vanno a idrogeno o a energia elettrica e di conseguenza hanno bisogno di strutture di ricarica diverse da quelle a benzina. Anche sul fronte dei collegamenti sulla terraferma occorre migliorare la situazione, potenziando le strade e le stazioni che arrivare al mare. Se non sfruttiamo questa preziosa occasione per essere più competitivi rischiamo di rimanere fuori dal mercato”.

Un ammodernamento delle infrastrutture e dei servizi a cui non sfugge la logistica, per la quale Ratti ha le idee ben chiare. “Dovremmo dotare i nostri porti di robot e droni, così da essere vincenti come le strutture americane e cinesi”.

E chissà allora che già dal prossimo anno non vedremo più droni e robot operare nei principali porti italiani.

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