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In questo video pubblicato 5 anni fa dalla BBC si vede il drone contrabbandiere ripreso dalle telecamere del circuito di sorveglianza della prigione.
Tra informazione e speculazione
Bisogna però sottolineare che il cittadino medio generalmente conosce poco o nulla delle effettive capacità dei velivoli utilizzati per le operazioni di cui si parla, senza considerare che nell’era del click baiting e dell’informazione “cotta e mangiata” i droni fanno audience, e spesso non sono solo i lettori e non essere informati, ma a volte pure gli stessi autori degli articoli (non è infrequente rintracciare strafalcioni e affermazioni inesatte a livello tecnico e normativo).
E allora, tra speculazioni giornalistiche e assenza di competenze di base presso il pubblico, è facile che i lettori si facciano domande e traggano conclusioni inesatte, magari reagendo in modo sproporzionato a queste notizie. Ecco perché abbiamo pensato di raccogliere in questo articolo alcune considerazioni tecniche (ma non solo) su questo genere di operazioni illegali, ossia la consegna via drone di merce di contrabbando all’interno di una struttura penitenziaria. E diciamolo subito: si tratta di un’operazione tecnicamente fattibile.
Tipo di drone
Dai rari casi in cui la sorveglianza dell’istituto carcerario è riuscita a mettere le mani sul drone che illegalmente ha volato all’interno dello spazio aereo sovrastante, finora, è emerso che il più delle volte il velivolo impiegato era di tipo commerciale, più frequentemente un velivolo semi professionale o professionale di fascia medio alta, un mezzo in grado di offrire come prima cosa una buona potenza per trasportare la merce richiesta senza soffrire troppo né coi motori né con la batteria.
Oltre all’aspetto energetico, un buon raggio di controllo da parte del controller è sicuramente un elemento che permette ai criminali all’esterno di svolgere queste operazioni con un margine di sicurezza maggiore.
Qualità e peso della merce
Con un po’ di fortuna, all’interno delle carceri si può far arrivare un po’ di tutto: droga, cellulari, sim, lime e altri prodotti di contrabbando. Ma se parliamo di contrabbando via drone, allora è meglio che l’operazione venga debitamente progettata con cura, perché la consegna di qualcosa che arriva dal cielo è tecnicamente più complessa ed esposta ai rischi rispetto a quello che a volte raggiunge la cella assieme alla biancheria.
Ad esempio lo scorso agosto in alcuni criminali usarono un drone per consegnare delle seghe per tagliare il metallo all’interno di un carcere francese, ma qualcosa andò storto e il drone, assieme al contenuto del pacco, venne ritrovato rovinato a terra nel cortile dell’istituto.
Qualora il peso dell’oggetto o degli oggetti da trasportare creasse qualche apprensione, la questione può anche essere risolta dividendo il carico in più viaggi. Ad esempio, nel più recente caso della sparatoria nel carcere di Frosinone – che secondo Ansa sarebbe avvenuta grazie a una “pistola ricevuta probabilmente con un drone” – bisogna considerare che oggi si trovano armi da fuoco super leggere (anche poche centinaia di grammi) e che la pistola, debitamente smontata, potrebbe essere stata consegnata in diverse “tranche”.
Inoltre, la specifica conformazione della struttura carceraria, la sua collocazione geografica e le altre strutture presenti nei dintorni possono, a seconda dei casi, offrire un’opportunità sfavorevole o meno nei confronti della missione criminale.
Le difficoltà del sistema carcerario
In ultimo va considerato che da anni il sistema carcerario italiano soffre la scarsità di fondi e ancora di più di un serio piano di ammodernamento ed efficientamento delle strutture e dei processi di gestione e controllo dei detenuti, un contesto nel quale le azioni illegali trovano terreno sempre più fertile ed infatti si moltiplicano, almeno per quanto riguarda il mercato della merce di contrabbando.
E infatti, nei casi in cui la consegna via drone è solo presunta perché il velivolo non è stato filmato o trovato, resta il dubbio sul fatto che la merce non sia invece arrivata a disposizione dei detenuti seguendo i canali tradizionali, sfruttando qualche falla del sistema.




