Sei Univerasità di tutta Italia si sono sfidate sul terreno dell’intelligenza artificiale per i droni, in una appassionante gara di navigazione automatica in ambiente urbano ricreato in un hangar di Leonardo, una delle più importanti aziende aerospaziali italiane. E per rendere le cose ancora più difficili, senza GPS…



Le regole della competizioni erano semplici: i droni dovevano volare autonomamente, senza l’aiuto del pilota, e riconoscere alcuni robot terrestri (per la verità semplici aspirapolvere roomba) che si muovevano a caso nel “campo di gioco”, una città simulata all’interno di un capannone. Alcuni droni erano “collaborativi”, ma uno era “intruso”, non collaborativo: una volta scoperto doveva essere fotografato e l’immagine inviata alla regia dove sedevano i giudici di gara. A questo punto, veniva inviata al drone la lista dei punti di atterraggio, con un punteggio diverso a seconda della difficoltà di approccio. Il team sceglieva quelli che gli garantivano il risultato migliore e il drone doveva fare atterraggi di precisione all’interno degli spot selezionati. Il tutto solo usando la visionica, niente GPS, che tra l’altro non sarebbe stato utilizzabile al chiuso. Non è facile come sembra, e infatti alcuni team hanno completato la prova, altri hanno avuto difficoltà più o meno gravi. Ma la competizione è stata sentitissima da tutti i team impegnati, con applausi da stadio quando riusciva un atterraggio difficile (come quello nel “castello“, cioè sotto un tetto con pochissimo spazio per passare) e scene di disperazione quando una parte del carrello usciva dallo spot rendendo nullo l’atterraggio. “Le performance dei team in gara sono migliorate, durante questa seconda gara, in modo impressionante e stiamo constatando come tutti gli obiettivi prefissati alla nascita del Drone Contest si stiano progressivamente concretizzando. Grazie al percorso triennale del contest intendiamo infatti sviluppare nuove tecnologie e competenze nel settore unmanned, creare una fruttuosa collaborazione per formare e alimentare l’ecosistema composto da aziende, PMI e Università, costruire una solida rete collaborativa tra gli attori del contest aperta verso l’esterno, stimolare il talento imprenditoriale dei partecipanti che potrà portare alla nascita di start up nel settore, coinvolgere il territorio, le Istituzioni locali e l’indotto” dichiara ancora Laurent Sissmann.
Ma alla fine, chi ha vinto?

L’ha spuntata Il team del Politecnico di Milano, capitanato dal dottorando Gabriele Roggi, che si è classficato al primo posto vincendo la seconda edizione, dopo una difficile e combattuta gara che ha visto i team dell’Università di Roma Tor Vergata con il dottorando Simone Mattogno e del Politecnico di Torino con il dottorando Simone Godio piazzarsi al secondo e terzo posto in base ai punteggi ottenuti nelle tre giornate. Inoltre, il team del dottorando Lorenzo Gentilini dell’Università Alma Mater di Bologna, come lo scorso anno, è stato insignito del “Premio Speciale della giuria” per aver suscitato interesse con le loro soluzioni tecnologicamente avanzate di collaborazione tra sistemi e automazione. Ma alla fine hanno vinto tutti, visto che tutti i team hanno ottenuto risultati tecnici e scientifici di notevole interesse che sfrutteranno per la terza ed ultima edizione del 2022 che chiuderà il ciclo dei tre anni di sperimentazione. Ma attenzione: l’ultimo round sarà caratterizzato da maggiori difficoltà nel campo gara. In bocca al lupo.




