Oramai è quasi una routine: ogni settimana o 10 giorni al massimo un quotidiano nazionale pubblica una notizia relativa al trasporto o tentativo di consegna di materiale illegale e non autorizzato in carcere.
L’ultimo caso in ordine cronologico inverso riguarda il carcere di massima sicurezza di Secondigliano a Napoli.
Ricordiamo che le zone nei pressi degli istituti penitenziari sono vietate al sorvolo con i droni o UAS.
Sabato 30 settembre dopo un primo sorvolo da parte di un drone non autorizzato nella prigione di massima sicurezza, il personale di guardia eseguiva una perquisizione in alcune celle e ritrovava 12 cellulari tra micro telefoni e smarphone e un panetto da 500 grammi di hashis.
• Il metodo oramai consolidato, consiste nel attaccare con un cavo il materiale illecito da far avvicinare tramite il drone a una finestra all’interno di un carcere – finestre senza sbarre o protezioni come lamentano i funzionari del penitenziario.
• Il detenuto sgancia il carico illegale lo distribuisce e viene nascosto.
• E infine il drone o viene intercettato e cade dentro al cortile oppure come in questo caso, se ne torna verso il quartiere di Scampia.
A Secondigliano, la consegna nell’istituto di pena è stata preceduta dalla esplosione di fuochi di artificio per nascondere il rumore del drone in volo.
In settembre nel carcere di Frosinone, stesso metodo di consegna, ma quella volta fu consegnata una pistola automatica, con la quale un detenuto si è vendicato di uno “sgarro” subito in precedenza, riuscendo a ferire e non a uccidere altri 3 carcerati.
A Bologna invece grazie a una soffiata la consegna con il drone è stata bloccata sul nascere e il pilota postino arrestato.
La situazione è insostenibile, si lamenta in questo modo Donato Capece segretario generale del SAPPE che si lamenta di come sia: “incredibile ed assurdo che gli Uffici ministeriali competenti non abbiano ancora assegnato alla Direzione del carcere di Secondigliano i fondi richiesti per l’acquisto di apparecchi inibitori ai droni (capaci di arrivare fin sulle finestre delle celle!) e per porvi una griglia sulle finestre conformi alle disposizioni dipartimentali che, appunto, impedisca ai droni di sorvolare ed entrare nella struttura. Il personale di Polizia Penitenziaria del carcere di Secondigliano è davvero stanco e – a distanza di mesi, forse anni – non riesce più a sostenere gli eccessivi carichi di lavoro che derivano, indubbiamente, anche e soprattutto dalla carenza organico del Reparto”. Rinnova quindi la richiesta alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia ed ai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di “disporre le risorse economiche e umane necessarie a porre una prima urgente soluzione alle criticità del carcere di Secondigliano. Si tratta di soluzioni urgenti rispetto ad una situazione davvero assai critica”.




