Carcere di Frosinone, forse non è stato un drone a consegnare la pistola

Pare non sia stato un drone a recapitare l’arma nel carcere di Frosinone, ma una guardia carceraria riscattata.

Sempre più spesso anche nelle pagine della nostra rivista, si sente parlare di come i droni vengano malevolmente usati per consegnare armi e droga ai detenuti persino nelle carceri di massima sicurezza. Ne scrivemmo in questo articolo [Droni usati come postini per i carcerati: trasportano armi, droga e cellulari] e analizzammo la fattibilità tecnica di tali voli illegali in questo articolo [Drone per contrabbando in carcere: è tecnicamente possibile?]

A Frosinone invece sembra che il trasporto sia stato eseguito con il metodo della vecchia scuola.
Stando a quanto riportato da Open.online sarebbe stato una guardia carceraria a passare attraverso le sbarre la pistola usata da Alessio Pelusio, per vendicarsi di uno sgarro subito in carcere da altri due detenuti. Nessun morto nell’istituto di pena in quella occasione.

Il poliziotto per il quale ora sono aperte le indagini confessa di essere stato costretto a trasformarsi in corriere dato che alcuni criminali tenevano sotto ostaggio la sua famiglia.
Quindi apparentemente sembra proprio che nessun drone sia stato utilizzato in questa occasione anche se oramai è appurato che questi oggetti volanti pilotati remotamente, possano in effetti trasportare armi e droghe, così come medicinali di primo soccorso, sacche di sangue o plasma e salvare vite nelle ricerche di disperse.
Dipende sempre da chi sta dietro al radiocomando e con quale scopo.

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