Ogni pilota di droni sa che la presenza di uccelli può rappresentare un potenziale pericolo per il proprio volo, perché alcune specie di volatili, molto territoriali e reattive soprattutto nei periodi di nidificazione, potrebbero considerare l’intruso una minaccia e quindi lo attaccano per difendersi (qui trovate una guida su come volare in questi casi).
In altre circostanze, però, sono i droni a rivelarsi degli strumenti estremamente utili proprio per scacciare gli uccelli infestanti, ad esempio nelle città dove questa specie di uccelli conta moltissimi esemplari che trascorrono moltissimo tempo oziando sui tetti degli edifici. Il problema principale è legato alle loro acide deiezioni, difficili da rimuovere, che in grande quantità e col tempo possono rovinare superfici come tetti e terrazzi, e in rappresentano anche un rischio per l’igiene e la salute pubblica, dal momento che possono trasmettere alcune malattie che in alcuni casi possono anche colpire gli esseri umani.
Di sistemi per impedire ai piccioni di arrivare sui tetti ce ne sono diversi, basti pensare ai diffusissimi dissuasori a chiodo, ma la loro efficacia e i loro costi variano molto in base all’estensione della superficie da coprire, senza considerare i rischi connessi all’installazione manuale sui tetti. Ecco perché alcuni ricercatori dell’EPFL (École Polytechnique Fédérale de Lausanne) in Svizzera lavorano a un nuovo e promettente sistema basato sui droni, una soluzione che non rappresenta una novità in assoluto, perché in aree ben delimitate e controllate l’uso di droni per scacciare gli uccelli è già stato testato (leggete qui sui test nell’aeroporto di Bruxelles) e utilizzato con successo.
Il sistema che stanno sviluppando i ricercatori a Losanna però è diverso. Abbinato ad una o più telecamere fisse disposte sul tetto, che permettono di tenere l’area costantemente sotto controllo, risparmiando al drone le ronde continue che in termini di consumo energetico sarebbero dispendiosissime, il sistema utilizza un algoritmo di riconoscimento per individuare la presenza dei piccioni e solo a quel punto allerta il drone, che in modo autonomo decolla da una base nelle immediate vicinanze e raggiunge l’area basandosi sulla posizione di massima indicata dal gps. Una volta raggiunta la sommità del tetto, il sistema sfrutta la piccola camera del drone per riconoscere i piccioni appollaiati e determinare la loro distanza, in modo da dirigersi verso di loro e metterli in fuga.
Il sistema, testato sul tetto del centro congressi di Losanna, si è dimostrato molto efficace nel ridurre il tempo di permanenza dei piccioni sul tetto (con sessioni continue valutate in circa 2,5 ore prima del test e poi ridotte ad appena pochi minuti), ma ha anche presentato alcuni punti da migliorare, come ad esempio le capacità di stima del numero di piccioni. Quando lo stormo di uccelli è particolarmente numeroso, infatti, la camera del drone ha mostrato qualche difficoltà nel valutarne l’entità e quindi il sistema non ha saputo sempre dirigersi verso il gruppo di piccioni con più esemplari.
Margini di miglioramento che rappresentano alcune delle prossime sfide su cu ii ricercatori dovranno lavorare per il loro progetto, che avere successo dovrà necessariamente tener conto non solo di questi aspetti pratici, ma anche di quelli normativi. A questo proposito, sebbene si trattasse di semplici test basati su un sistema autonomo, lo scenario ha comunque sempre previsto la presenza di un pilota supervisore, pronto a prendere i comandi del velivolo durante le operazioni in caso di comportamento anomalo del mezzo.




