Patentini A2 esteri: la disavventura di un pilota di droni italo-francese

Nei giorni scorsi un pilota remoto con passaporto italiano, che vive in Francia e lavora per una società che si occupa di rilievi fotogrammetrici, ha contattato una società italiana che si è occupata di richiedere i permessi per un lavoro di fotogrammetria con i droni nel nostro Paese. Sembrava andare tutto bene, finché (dopo aver speso tempo e denaro in NOTAM e permessi e addirittura aver preso anche un attestato Specific italiano) ENAC non ha bloccato tutto per dubbi sull’A2 francese del pilota.

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Secondo il racconto del pilota, mentre la società italiana  si occupa dei permessi, lui si convince a prendere anche  l’attestato Specific in Italia presso un centro di addestramento abilitato. Come documentazione, si presenta al corso con i suoi attestati francesi, compreso lo Specific francese con gli Scenari Standard francesi 01/02/03

immagine di franceatt
L’attestato A2 francese che ha insospettito ENAC e mandato a monte i lavori previsti
La scuola lo accetta e lui ottiene l’attestato. Convinto che tutto fosse a posto, richiede ben  6 NOTAM a diverse Direzioni Aeroportuali.
Però poco prima dell’inizio dei lavori, ci fa sapere che gli arriva la pec dove si informa che l’A2 non è conforme al regolamento 947.
Di conseguenza salta il lavoro previsto e vengono persi i soldi spesi nei sei NOTAM.
Abbiamo chiesto ad ENAC un commento sulla vicenda, e in tempi brevissimi l’Authority ci informa che:
Il pilota oggetto della verifica ha presentato alla Direzione Aeroportuale un “Certificato di Competenza di Pilota Remoto” OPEN A2 emesso dalla DGAC Francese e un “accreditamento ” per scenari IT-STS emesso da una RE Italiana. L’attestato A2 presentato dal pilota remoto in questione  non è conforme a quanto previsto in AMC1 UAS.OPEN.030(2), così come riportato sulla  pagina web di ENAC  https://www.enac.gov.it/sicurezza-aerea/droni/riconoscimento-degli-attestati-uas-conseguiti-allestero/conformita-degli .  Inoltre,  non è provvisto di QR Code, obbligatorio secondo il Reg 2019/947 per la verifica di validità, e il file inviato alla Direzione Aeroportuale presenta dei campi editabili.
La Direzione Aeroportuale di riferimento ha correttamente chiesto una verifica sull’attestato, sospendendo il processo autorizzativo in corso.
Contemporaneamente, il Team di Sorveglianza ha contattato la RE che ha emesso l’accreditamento, per accertarsi circa le verifiche effettuate prima di iniziare l’addestramento pratico. La verifica del possesso dei requisiti normativi è obbligatoria da parte delle RE prima di iniziare l’addestramento pratico di qualsiasi pilota remoto. E’ emerso che, oltre all’attestato A2, il pilota aveva mostrato una mail della DGAC a conferma della validità del proprio certificato. 
L’ENAC sta contattando la DGAC per fare chiarezza sulla vicenda, non avendo modo di verificare tramite QR code la validità dell’attestato A2.
Non sono stati presi provvedimenti contro la RE interessata, ma l’ENAC ha ribadito che le RE devono limitarsi al controllo del formato dell’attestato presentato e alla verifica di validità tramite QR CODE: qualsiasi difformità deve essere prontamente segnalata a ENAC per le verifiche del caso prima di iniziare qualsiasi addestramento pratico.
Non è stato preso alcun provvedimento a carico del pilota remoto in attesa del completamento delle necessarie verifiche.
A questo punto, ovviamente non possiamo (né noi né ENAC, finché la Francia non renderà note le sue valutazioni) pronunciarci sulla validità dell’A2 emesso dall’Authority francese, anche se ci pare strano che qualcuno che voglia fare l’abusivo si prenda i rischi penali e la briga di falsificare un attestato, di solito fa appunto l’abusivo e basta. Ci pare più probabile che lo sfortunato professionista sia incappato in una trappola burocratica dovuta alla scarsa aderenza di alcune Authority ai formati EASA dei loro attestati: ricordiamo che vicende simili in passato hanno investito anche l’Authority Olandese, che poi è corsa ai ripari e ha emesso in tempi record attestati reimpaginati secondo gli standard Europei, smorzando le polemiche, e la stessa ENAC ha dovuto ritoccare i suoi attestati, sia pure per una banale questione di maiuscole e minuscole. Inoltre, la vicenda mette in evidenza come le verifiche incrociate tra Authority europee siano ancora piuttosto lente e farraginose: ci saremmo aspettati che la verifica di un attestato estero fosse questione di minuti, magari di ore, non di giorni per avere un responso che quando arriverà sarà ormai inutile, visto che il lavoro previsto è sfumato e la figuraccia con il cliente resta.
Di conseguenza, almeno finché le Authority europee non si doteranno di sistemi rapidi, precisi e affidabili per validare i loro stessi attestati in tutto lo spazio EASA, suggeriamo ai piloti italiani che vogliono lavorare all’estero, e ai colleghi stranieri che vogliono lavorare in Italia, di assicurarsi che i loro titoli vengano riconosciuti per tempo, prima di sprecare tempo e soldi in NOTAM, attestati e permessi. Perché parrà strano, ma anche nel 2022 non è affatto detto che basti dare un’occhiata a un server per avere una risposta in tempo reale, come tutti noi ci saremmo aspettati.
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