Droni e violazioni della Privacy, tutti ne hanno paura

In attesa di provare il nuovo drone DJI Mavic 3 Classic, che appartenendo alla Open Categoria classe C1 implementa la trasmissione via radio del codice operatore, sui social network si sono aperti svariati dibattiti e discussioni sulla questione privacy dei piloti di droni.

Precisiamo che i regolamenti europei, tra le linee guida fondamentali, annoverano proprio la privacy by default, in completa aderenza al recente GDPR. In sostanza i futuri droni messi in commercio dai produttore e appartenenti alle diverse Classi della Open Category, dovranno essere costruiti con il concetto di rispetto della altrui privacy.

Lodevole intenzione, nulla da ridire, quindi i cittadini ignari del sorvolo di un drone potranno essere rispettosamente protetti e dalle norme del GDPR e dalla marcatura di classe che prevede per l’appunto che un drone sia progettato allo scopo.
Tuttavia, come ben sappiamo, quasi tutti i droni, se non proprio tutti, posseggono una telecamera, alcune anche con obiettivi zoom con ingrandimenti sino a 30x, che con le leggi sulla riservatezza vanno ben poco d’accordo.

Consultare il sito del Garante della Privacy nella sezione droni

Per aiutare i piloti di droni a non invadere la privacy delle persone all’oscuro del volo di un drone, magari che passa inavvertitamente sopra ad un proprietà privata o su un piscina, vengono in soccorso i suggerimenti del Garante della Privacy che spiega con chiarezza cosa sia consentito o non permesso fare, ma soprattutto fotografare o registrare con la videocamera di un drone.

In sostanza, e riassumendo al massimo, possiamo dire che, come per le riprese a terra, non è consentito concentrarci con foto e video su un soggetto che non sia conosciuto o consenziente (meglio farsi rilasciare una liberatoria).
Stessa cosa per la foto o un video di una targa di un veicolo. In entrambe le situazioni, non bisogna immettere sui social network il media registrato e al massimo occorre oscurare i volti o altri elementi di riconoscimento del soggetto.

Nulla da ridire invece se il soggetto è mescolato con altre persone o se il veicolo sia in mezzo al traffico. La prudenza in questi casi non è mai troppa e consigliamo comunque di mascherare targhe e volti.
Attenzione ai minori! Mai e poi mai lasciare i loro volti in chiaro su post o foto inserite sui social. Questo oltre che per problemi di privacy, anche per evitare che “predatori” ne facciano usi illegali.

Il discorso sulla privacy, non si può certo banalizzare e risolvere con queste poche righe, era solo un piccolo incipit, per ricordare ad operatori e piloti che oltre a divieti e limitazioni imposti dalle Zone Geografiche UAS, al rispetto dei Notam e del sorvolo dei Parchi o Riserve Naturali, occorre prestare moltissima attenzione anche a cosa, come e a chi si riprende.

Remote ID trasmissione in chiaro dei parametri di volo e del codice operatore

Viceversa, e tornando al discorso iniziale, con il prossimo avvento della identificazione remota trasmessa in chiaro, come prevista del Regolamento Europeo, moltissimi piloti sentono la loro privacy e riservatezza in pericolo.

assicurazione per droni con tutela legale

Anche qui occorre evidenziare che il sistema di identificazione remoto, come quello ad esempio installato sui droni DJI, trasmetterà sulle bande 2,4 o 5,8 Ghz alcuni dati relativi al drone, alla sua posizione, alla sua altezza e velocità, nonché la posizione del pilota e il numero dell’Operatore. Tale numero, ricavabile in Italia dopo essersi registrato sul portale www.d-flight.it, andrà inserito nella apposita casella nel menu impostazioni della applicazione DJI Fly.

Ricordiamo anche che alcuni sistemi commerciali tipo il DJI Aeroscope (visto che parliamo di DJI azienda leader nel settore) sono in grado di tracciare i droni del noto produttore, anche senza aver abilitato il Remote ID o la trasmissione del codice operatore, cosa che invece avviene per il nuovo drone Mavic 3 Classic o la serie di droni Mavic 3 con firmware aggiornato per ottenere la marcatura di classe C1.

Nessuna trasmissione dei dati del pilota

Per tranquillizzare i piloti, possiamo affermare che i dati trasmessi in chiaro, come previsto dal regolamento, non contengono alcun riferimento personale relativo al pilota.
Anzi in teoria esiste una incongruenza, dato che Operatore e Pilota possono essere due persone differenti. L’operatore ad esempio potrebbe essere una persona giuridica, che ha dato in uso il proprio UAS (drone) ad un persona fisica.

Quindi il dato trasmesso dai droni in volo, e ricevibile ad un distanza massima di qualche centinaio di metri, riguarda solo ed esclusivamente l’operatore.
Inoltre, sempre per tranquillizzare gli utenti impensieriti, il codice operatore, non è così facilmente ricavabile da tutti.
Occorre fare richiesta ai responsabili del portale D-flight che in caso di necessità comunicheranno l’anagrafica corrispondente a quel codice a chi di dovere.

Consigliamo la lettura di questo articolo, dove un drone ritrovato è stato consegnato al legittimo proprietario, seguendo proprio questa procedura.

Sempre per completare il discorso e tranquillizzare i piloti di droni, possiamo argomentare affermando che dal momento che tutti coloro che pilotano un drone abbisognano di uno smartphone, e che probabilmente sono presenti sui diverse piattaforme social, dovrebbero preoccuparsi di più di quello che postano quotidianamente, che non dell’identificazione remota del drone in volo.

Identificazione remota del drone, in futuro tranquillizzerà tutti quanti

Per concludere, riteniamo che questa trasmissione radio a breve distanza, che sostituirà o diventerà complementare al QR-Code e costituirà una specie di “targhino” elettronico per i droni, sarà di aiuto anche nei confronti delle persone che quando vedono o sentono un drone in aria, pensano di vedere la loro privacy minacciata.
Questa diffidenza, potrebbe infatti scemare con il tempo, sapendo che comunque volendo, le Forze dell’Ordine possono risalire a qualunque volo di un drone.

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