La Yucca gloriosa è una pianta originaria del Nord America che si è stabilita da anni anche da noi e minaccia gli ecosistemi costieri del Mediterraneo: è questa la conclusione di uno studio sperimentale partito da una tesi di laurea triennale della dottoressa Elena Cini e svolto nel 2020 dal dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, che ha coinvolto in qualità di partner anche gli istituti di Fisiologia Clinica, di Bioeconomia e di Scienze Marine del Cnr e l’Universidad del Atlántico della Colombia.
La ricerca, pubblicata qualche giorno fa sulla rivista Regional Studies in Marine Science ha avuto luogo nel Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli (Parco MSRM), un’area protetta che si estende per circa 230 km quadrati soprattutto lungo la fascia costiera sommariamente delimitata dal comune di Viareggio a nord e da quello di Pisa a sud. La zona è nota per ospitare uno dei sistemi dunali costieri meglio conservati del litorale italiano, un ambiente la cui integrità è da tempo minacciata, al pari di tanti altri, dalla presenza della pianta “aliena”.
“La lotta contro la Yucca del Parco è una lotta antica e a metà anni Duemila era stato attivato un progetto europeo per combatterla. Questa pianta, che ruba spazio al ginepro coccolone, la specie spontanea autoctona, ricresce anche da piccoli frammenti di rizoma, cioè di fusti sotterranei” – spiega la dottoressa Ciccarelli del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e autrice principale della ricerca.
Per quantificare la presenza di Yucca gloriosa nel parco si sono rivelati particolarmente efficaci i droni, che già in altre occasioni abbiamo visto all’opera nella scansione di porzioni di territorio per individuare, contare e mappare alcune specie di piante o animali (a questo proposito potete leggere questo articolo del 2019 sulla riscoperta del fiore estinto nelle Hawaii, oppure questo post più recente dedicato alle attività di controllo che la Florida ha avviato per scovare i pitoni infestanti nelle Everglades).
A questo proposito la professoressa Ciccarella racconta “Abbiamo usato il drone per quantificare la presenza di Yucca gloriosa nella Riserva della Bufalina. Con i tradizionali metodi di campionamento a terra ci vogliono molto più tempo, persone e soldi. Grazie ai droni invece possiamo scattare immagini ad alta risoluzione con un livello di precisione sotto il centimetro che poi analizziamo con dei software molto semplici, un passo avanti notevole anche rispetto alle ricognizioni aeree dove il livello di dettaglio delle immagini va dai 50 cm al metro”.
Come riporta il comunicato stampa dell’Università di Pisa, inoltre, proprio le caratteristiche morfologiche della pianta rendono la Yucca gloriosa un ottimo target per il riconoscimento via drone, soprattutto per via della particolare conformazione delle sue foglie, facili da individuare nel contesto altrimenti difficile da valutare che caratterizza la vegetazione a mosaico delle dune costiere.
Per la sperimentazione si è deciso di effettuare circa una decina di voli ad un’altezza di 35 metri, tra le ore 11 e le 13 di giorno, in modo da sfruttare al meglio l’intervallo della giornata in cui le ombre sono al minimo. Nell’occasione è stato anche osservato che, per lo stesso motivo, il periodo dell’anno migliore per il monitoraggio è la primavera, quando i raggi del sole sono più perpendicolari al terreno.
La ricerca ha permesso di rilevare la presenza di circa 2000 unità di Yucca gloriosa, che corrispondono a meno dell’1% dell’area studiata. Apparentemente, la situazione potrebbe essere essere confortante. La professoressa Ciccarelli però mette in guardia contro valutazioni troppo superficiali legate al numero delle unità individuate: “In realtà l’aspetto critico da tenere sotto controllo è la dimensione di questi agglomerati, compito che i droni svolgono in maniera del tutto efficace”.




