Ricorso al TAR per diniego di sorvolo del Colosseo con un drone amatoriale

Volare legalmente sul Colosseo? Non è possibile se si vola per hobby. Questo è il dogma che Michele Caffagni proverà a sfatare facendo ricorso al TAR e con l’aiuto di molti dronisti, che lo stanno sostenendo contribuendo alle spese legali.

Il nocciolo della questione, stando a quanto scrive Caffagni, consiste nel fatto che:

  • Il Parco Archeologico ha dunque la competenza per la tutela dei beni in gestione, è sotto il diretto controllo del Ministero della Cultura e ha la possibilità di valutare le immagini, come stabilito anche dal Codice dei Beni Culturali (D.Lgs.42/2004), per garantirne l’integrità e la conservazione ma anche per promuoverli e valorizzarli per il pubblico.
  • Quello che è altrettanto certo è che l’Ente non ha l’autorità o la competenza di negare e/o normare il volo dei droni e l’impiego dello spazio aereo.

Egli ha più e più volte risposto con scambi di email e PEC evidenziando come non fosse nel diritto dei gestore del Parco vietare il sorvolo agli operatori di droni senza scopo di lucro (riprese amatoriali) quando lo stesso regolamento europeo e l’Ente Nazionale Aviazione Civile, non comprendano questa distinzione d’uso.

Ha quindi deciso nello scorso gennaio 2023 di presentare ricorso al TAR del Lazio nei confronti del Parco Archeologico del Colosseo. Ma lasciamo spazio alla sua voce pubblicando la lettera dell’operatore e pilota di droni: Michele Caffagni.


Di Michele Caffagni

Carissimi amici e lettori di DronEzine.

Scrivo questo articolo per comunicarvi che il giorno 17 gennaio 2023, io e l’avvocato amministrativista Vito Trofa abbiamo depositato ricorso presso il TAR del Lazio contro il diniego al sorvolo con drone opposto dal Parco Archeologico del Colosseo, per una richiesta che avevo presentato per fini non lavorativi.

Prima di continuare con i dettagli del caso, per quanti di voi ancora non mi conoscessero, mi presento brevemente.

Mi chiamo Michele Caffagni e sono pilota ed operatore di droni e, come molti di voi, ho spesso riscontrato difficoltà enormi con il volo legale in Italia. Per risolvere il problema ho deciso di fondare la società 360° Drone ( www.360drone.it ) e mi sono specializzato esclusivamente sulla normativa e le richieste di permesso per le zone rosse, soprattutto per aiutare altri piloti (sia professionisti che hobbisti) a svolgere tutte le pratiche e gli adempimenti per volare serenamente.
Scontrandomi più frequentemente di molti altri con problematiche di questo tipo ho deciso di presentare a mio nome, ovviamente insieme all’avvocato Trofa del foro di Napoli, ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio per cercare in qualche modo di risolvere questa spinosa situazione e costringendo le istituzioni a rispondere di quanto da loro affermato, almeno per questa volta.

Ma cosa è successo di preciso? Vediamo la situazione nel dettaglio.

L’ENAC, attraverso la sua autorità in materia aeronautica, ha provveduto a regolamentare le procedure di sorvolo e di richiesta dei permessi con le circolari della serie ATM, come la famosa ATM-09A che definisce i criteri di valutazione dello spazio aereo.

La procedura, in questo caso particolare, prevede che sia la Prefettura a rilasciare il permesso di volo in qualità di gestore della zona vietata LI P244, attraverso la richiesta con il modello ATM di ENAC (e la relativa marca da bollo).

La Prefettura nell’esercizio delle sue funzioni di tutela del territorio e della sicurezza pubblica, e dopo aver ricevuto la richiesta di sorvolo, inoltra la documentazione a tutti gli Enti di competenza per le relative valutazioni in merito, come ad esempio la Questura, la Polizia Locale, il Parco Archeologico e la Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma.

La Prefettura, sentito il parere della Questura per motivi di ordine pubblico, provvede al rilascio del nulla osta al sorvolo, aggiungendo una clausola per cui anche gli altri Enti potranno esprimere i propri pareri di competenza. Il permesso emesso dalla Prefettura consente l’attività di volo alle quote di d-flight (generalmente al massimo a 45m) ad eccezione di eventuali deroghe di ENAC o situazioni particolari.

In questo caso specifico, il Parco Archeologico ha dunque la competenza per la tutela dei beni in gestione, è sotto il diretto controllo del Ministero della Cultura e ha la possibilità di valutare le immagini, come stabilito anche dal Codice dei Beni Culturali (D.Lgs.42/2004), per garantirne l’integrità e la conservazione ma anche per promuoverli e valorizzarli per il pubblico. Quello che è altrettanto certo è che l’Ente non ha l’autorità o la competenza di negare e/o normare il volo dei droni e l’impiego dello spazio aereo.

Come ormai è noto, la normativa aeronautica è definita attraverso Codice della Navigazione ( Regio decreto 30 marzo 1942, n. 327 ) e, all’ Art. 687, si sottolinea il ruolo di ENAC “come unica autorità di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell’aviazione civile”.
Insieme alle norme di ENAC, è presente anche EASA (European Union Aviation Safety Agency) con l’ormai famoso regolamento europeo 947/2019 che definisce chiaramente che le zone di volo debbano essere rese pubbliche agli utenti e, in applicazione di questo regolamento, ENAC ha deciso di utilizzare d-flight per definire le mappe e la cartografia che quindi è sempre ed in ogni caso gestita direttamente da ENAC (e non direttamente da d-flight).

Contrariamente a quanto definito dalle norme aeronautiche e alle competenze in capo ad ENAC, il Parco Archeologico non solo ha la pretesa di limitare il sorvolo sostenendo la tesi della “proprietà privata”, ma arriva anche ad affermazioni dubbie come quelle che indicano che il Parco non autorizza riprese a mezzo SAPR in orario notturno e con finalità ricreative o ludiche, senza il pagamento di un canone.

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immagine di divieto riprese notturneAggiungo anche che, a seguito dell’invio della richiesta, ho ricevuto una comunicazione a mezzo pec dal Parco Archeologico con un’esplicita richiesta di integrazione, anticipando il parere negativo secondo l’art. 10-bis L.241/90. Ovviamente ho subito risposto (sempre via pec) specificando che le foto sarebbero state esclusivamente per uso personale e aggiungendo, in una seconda missiva, ulteriori chiarimenti rispetto alla legittimità del divieto di sorvolo e all’impiego del drone per uso non professionale.

Come è facile immaginare è stato ugualmente espresso il parere negativo al sorvolo e alle riprese ed ho ottenuto una risposta parziale solo alla prima comunicazione, mentre la seconda è stata completamente ignorata.

Il tutto senza dettagliate motivazioni per il diniego.

La tesi che l’Avv. Trofa sostiene in merito all’applicazione dell’art. 10-bis L. 241/90 è che, spogliando la risposta di valide argomentazioni per il diniego, il tutto risulti essere solo un vuoto adempimento procedurale piuttosto che un’utile instaurazione di una rimeditazione della vicenda.

La mancanza di una corretta applicazione di questo processo amministrativo, oltre a risultare quindi inutile, pone l’Amministrazione in una posizione dominante nel prendere decisioni, senza dover fornire ulteriori motivazioni nel merito del diniego.

Sempre in tema immagini, preme aggiungere che, naturalmente, è possibile riprendere competenze del Parco anche se ci troviamo in zone esterne ai confini dello stesso. È il caso di Piazza Venezia o Piazza del Campidoglio che, pur non essendo di competenza del Parco Archeologico, permettono di inquadrare liberamente il Colosseo o i Fori. Ebbene, non vi sorprenderà sapere che anche in questo caso (e a molte persone) sono stati inviati chiari dinieghi alle riprese e al volo perché “il Colosseo è di pertinenza del Parco Archeologico, quindi anche se inquadrato in altre zone, il sorvolo e le riprese non sono consentite senza il pagamento del canone previsto”.

Come se tutto questo non bastasse il codice dei beni culturali (D.Lgs.42/2004), che il Parco Archeologico è naturalmente chiamato ad applicare, non contempla la differenza tra riprese con drone o a terra, bensì si applica semplicemente un canone per i diritti alle riprese per scopi di lucro. Basta naturalmente che il bene non sia danneggiato o utilizzato impropriamente per consentirne la corretta conservazione. (Mini VS Colosseo. Chi vincerà?)

Quindi, se le riprese a scopo non lavorativo sono consentite dal codice dei beni culturali, se devo pagare il canone solo se le riprese sono a fini di lucro, se non devo chiedere il permesso al Parco per volare, (dato che la norma aeronautica è di competenza di ENAC), se il Parco non risponde nel merito di integrazioni che esso stesso ha richiesto… Com’è possibile richiedere i permessi e rispettare a pieno la norma?

immagine di mappa confini. colosseo

Com’è possibile poter volare con un drone senza dover sostenere ogni volta un simposio legale contro i giganti della burocrazia italiana?

Quello che emerge in modo piuttosto evidente da tutto questo, tralasciando la ragione o il torto, è che le norme sono molto vecchie e non più applicabili per i droni. Leggi come il Codice dei Beni Culturali del 2004 e la famosa legge sui parchi L. 394 del 1991 sono davvero applicabili nel 2023?

Personalmente ritengo che il settore degli aeromobili a pilotaggio remoto non potrà mai svilupparsi completamente se ogni Ente, privato o chicchessia si sentirà in diritto di vietare tutto senza la minima conoscenza delle norme, senza preoccuparsi delle conseguenze e creando un enorme danno ad un settore che è solo in evidente espansione e che poterà notevoli innovazioni future.

Allo stato attuale è alquanto inutile guardare al futuro come al trasporto di persone con drone, alla ricerca e al soccorso, al monitoraggio del territorio, all’agricoltura di precisione, alle riprese e ai film e ad ogni utilizzo utile e costruttivo se non si darà a questo settore il rispetto che merita.

Spero davvero che questa sia l’occasione per unire tutti i dronisti, senza distinzione tra professionisti ed hobbisti, per valorizzare una passione ed un modo di vedere il mondo che sono nuovi ed unici, che solo i nostri droni possono regalarci.

Ci stiamo provando con forza ma non basta e non basterà.

Per quanto possibile chiedo di cuore a tutti coloro che credono in questa causa, sia per lavoro che per passione, di aiutarci economicamente attraverso una raccolta fondi che ho lanciato attraverso una nota piattaforma di crowdfunding ( Link: https://gofund.me/25134a8f ) ma anche condividendo questo nostro messaggio in modo virale sui social e su internet.

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