Ban dei Droni stranieri negli USA: nel mirino anche la FAA

Eccoci ad un nuovo episodio dell’ormai lunghissima serie mediatica dal titolo “Governo degli USA contro i droni cinesi, ma non solo”. Come sappiamo, da tempo il governo degli Stati Uniti si sta impegnando a livello sempre più bipartisan per contrastare la diffusione nel Paese dei droni di fabbricazione cinese, possibili colpevoli di spionaggio.

Finora le mosse hanno riguardato principalmente l’esercito e le agenzie governative, ma nell’ultima puntata il mirino è finito sulla FAA, l’Authority americana che norma l’aviazione civile, accusata di utilizzare oltre una dozzina di droni DJI. Ma se il discorso è partito almeno 3 anni fa con l’amministrazione Trump, sulla base delle preoccupazioni politiche collegate alla sicurezza nazionale, nel tempo dimostra di essere molto più esteso e di abbracciare oggi anche e soprattutto l’aspetto economico.

Infatti il disegno di legge che i senatori Marsha Blackburn e Mark Warner hanno proposto allo scopo di limitare la presenza negli Stati Uniti di droni di provenienza straniera (il che significa principalmente la Cina, ma anche Paesi come Russia, Iran, Corea del Nord, Venezuela e Cuba) è stato accompagnato da dichiarazioni del tipo “I dollari dei contribuenti americani non dovrebbero mai finanziare droni prodotti in regioni che sono ostili agli Stati Uniti”, del senatore Blackburn, e “I droni hanno il potenziale per trasformare le industrie e gli aspetti chiave della nostra società: dall’agricoltura ai servizi di emergenza, alle consegne e molto altro ancora. Man mano che l’adozione di questa tecnologia cresce, dobbiamo assicurarci di non portare avanti gli obiettivi dei nostri avversari, che desiderano saturare il mercato con droni che rappresentano una minaccia per la nostra sicurezza nazionale”, del senatore Warner.

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Il disegno di legge in questione vieta alla Federal Aviation Administration di fornire fondi federali a determinate società straniere di droni inserite nella lista di specifici Paesi, perciò queste non potranno beneficiare dei vari programmi federali sotto il controllo della FAA, tra cui l’Aviation Research Grant Program, l’Aviation Workforce Development Program, i Community and Technical College Centers of Excellence in Small Unmanned Aircraft System Technology Training, o l’Airport Improvement Project Program.

Non solo, perché lo stesso disegno di legge vieterebbe alla FAA e ai suoi appaltatori di procurarsi o utilizzare droni prodotti in Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, Venezuela e Cuba (con la sola eccezione per i test dei sistemi antidroni e delle analisi di guerra), e la FAA sarebbe tenuta a sostituire tali droni stranieri con modelli di fabbricazione statunitense o alleata entro un anno, una cosa che – come abbiamo visto nel recente caso della Florida – si è già rivelata non solo terribilmente onerosa, ma anche più facile a dirsi che a farsi.

E se i droni DJI sono i primi della lista nera, non sfuggono alla morsa nemmeno quelli prodotti da Autel Robotics, dal momento che la scorsa settimana il senatore repubblicano Marco Rubio ha inviato una lettera al capo della polizia del Campidoglio (USCP) Thomas Manger per esortarlo a dismettere l’uso dei droni prodotti da Autel Robotics e altre società cinesi per motivi di sicurezza, con la USCP che ha risposto di aver già smesso di usare questi droni lo scorso maggio.

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