Cina e Droni: Nuove restrizioni all’export rischiano di complicare la vita a DJI

Se da anni la campagna anti droni cinesi portata avanti dagli USA tenta di complicare la vita ad aziende come DJI, adesso rischia paradossalmente di essere quello interno il fronte dal quale arriverà una batosta per business del colosso di Shenzen. Così, dopo che qualche tempo fa abbiamo assistito all’ennesimo attacco da parte del Governo USA all’uso dei droni provenienti da Cina e altri Paesi nella black list, frutto di una politica che negli ultimi 5 anni ha portato la quota DJI nel mercato americano dal 70% a circa il 50%, pochi giorni fa è stato invece il Ministero del Commercio cinese ad annunciare l’introduzione di nuove limitazioni per le tecnologie legate ai droni prodotti nel Paese, che seguono le restrizioni di volo già annunciate un mese fa per i dronisti.

Come riporta il JapanTimes, il nuovo provvedimento, che chiama in causa la protezione della “sicurezza nazionale”, mira principalmente a ridurre l’acquisto di droni da parte degli utilizzatori che li userebbero per scopi militari, come ad esempio le parti coinvolte nella guerra in Ucraina, un conflitto rispetto al quale la Cina è formalmente sempre rimasta neutrale, sebbene di fatto abbia ricevuto numerose critiche per il suo atteggiamento ambiguo nei confronti della prevenzione dell’uso delle sue tecnologie da parte delle truppe russe contro l’Ucraina.

Il Ministero del Commercio cinese ha dichiarato che il rischio di trasformazione di droni civili in mezzi per uso militare è in aumento, e l’adozione di maggiori controlli rappresenta un segnale di responsabilità da parte di una grande potenza economica mondiale. E anche se queste restrizioni all’esportazione riguardano solo gli usi bellici, c’è il rischio che le nuove misure abbiano ripercussioni non trascurabili anche sulle attività commerciali di DJI, azienda con sede a Shenzhen che attualmente leader indiscussa del mercato mondiale dei droni commerciali. Dal momento che queste restrizioni riguardano tantissime componenti, come motori, laser, sensori, apparecchiature di comunicazione e prodotti anti-drone, infatti, c’è la possibilità che per adeguarsi ai nuovi limiti DJI e altre aziende siano costrette a disabilitare alcune funzioni avanzate dei loro droni di fascia alta, con conseguente perdita di appeal sul mercato.

Insomma, al netto delle speculazioni sta di fatto che lo scenario si sta evolvendo in una situazione tecnicamente meno comoda per il business di DJI, che ancora una volta sconta il fatto di trovarsi al centro delle tensioni geopolitiche internazionali.

Ad ogni modo, la stessa DJI ha affermato che sta ancora valutando gli impatti specifici che le nuove restrizioni potrebbero avere sulle sue attività, e che si impegna a comunicare ai propri rivenditori e clienti eventuali novità riguardanti modelli o parti interessati dalle nuove normative. Inoltre, DJI ha dichiarato che rispetterà le nuove regole cinesi sull’esportazione e continuerà a sforzarsi affinché i propri droni vengano utilizzati esclusivamente per scopi pacifici e costruttivi, sottolineando di non avere mai progettato o prodotto attrezzature di grado militare, né di aver mai adattato i propri prodotti per operazioni di combattimento.