Circa due anni fa, la notizia coraggiosa spedizione che portò un Mavic 3 a decollare dalla vetta del monte Everest, a ben 8848 metri di altitudine, conquistò l’attenzione di migliaia milioni di persone in tutto il mondo.
Di questi, invece, si è tornato a parlare di droni e di Everest perché, come riporta il sito Outsideonline.com, c’è un progetto interessante che riguarda sia la gestione dei rifiuti (che nei vari campi base abbondano e sono difficili da smaltire) sia il trasporto dell’equipaggiamento tecnico per i molti scalatori che ogni anno sfidano il monte più alto del pianeta, un aspetto che migliorerebbe e in alcuni casi addirittura salverebbe la vita degli sherpa, soprattutto lungo le pericolose traversate del ghiacciaio Khumbu.
I funzionari della municipalità rurale di Pasang Lhamu Khumbu, custodi della parte nepalese della montagna, hanno infatti sperimentato di recente l’uso di un drone cargo cinese fino al Campo Base. Il test, che ha cercato di verificare la capacità del drone di trasportare rifiuti ed equipaggiamento dal picco, potrebbe significare una riduzione delle traversate necessarie per i portatori attraverso l’insidioso ghiacciaio Khumbu.
L’amministratore capo della municipalità, Jagat Prasad Bhusal, ha sottolineato la necessità di ridurre il rischio al quale sono esposti gli Sherpa che trasportano i rifiuti da altitudini elevate: un compito già oneroso ma che, nelle condizioni estreme che in quei luoghi non sono poi così rare dal verificarsi, mette a rischio la loro stessa vita (nel 2014 una valanga uccise 16 sherpa).
I test, effettuati il 29 e il 30 aprile, hanno utilizzato un drone FlyCart 30, modello da trasporto che segna quindi un grande ritorno di DJI in zona Everest.
DJI FlyCart 30 sull’Everest
Sebbene il primo tentativo di atterraggio al Campo I si sia rivelato infruttuoso, il giorno seguente il drone ha completato con successo il tragitto, trasportando due bombole di ossigeno, per un peso complessivo di circa 18 chilogrammi.
Sebbene le prove abbiano fornito risultati promettenti, è evidente che lo scenario montano dell’Everest, con le sue altitudini (da notare che DJI dichiara che FlyCart 30 può volare ad un’altezza massima di 6000 metri) e condizioni atmosferiche estreme, presentino sfide significative per l’operatività dei droni, tra cui principalmente la bassissime temperature, che consumano più rapidamente la batteria dei droni, l’aria rarefatta, che offre meno supporto alla spinta delle eliche, e anche i problemi di portata del segnale radio, dovuti alle caratteristiche topografiche dell’area.
Quest’ultimo limite, in particolare, è stato affrontato con una soluzione creativa, ossia inviando un secondo operatore a un’altitudine superiore ossia al Campo II, così da superare le difficoltà di segnale. Questo approccio ottimizzato consentirà test ulteriori, mantenendo l’intento di utilizzare i droni per il trasporto dei rifiuti al Campo Base entro il 2025.
La riduzione dei pericoli nel ghiacciaio Khumbu, noto per i suoi rischi legati a valanghe, torri di ghiaccio crollanti e crepacci, è di fondamentale importanza. Tradizionalmente, i portatori Sherpa e i cosiddetti “Dottori del Ghiaccio” hanno adottato strategie per mitigare questi rischi, inclusa la scelta di percorsi meno esposti e il trasporto del materiale nelle ore più fredde e stabili del mattino. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il ghiacciaio resta un luogo di frequenti tragedie.
In risposta a queste sfide, le autorità locali hanno recentemente modificato alcune regolamentazioni, permettendo il trasporto aereo dell’equipaggiamento ai campi più alti, una decisione volta a proteggere i lavoratori ad alta quota dai pericoli della traversata del ghiacciaio. Ciò dimostra un impegno costante nel cercare soluzioni innovative per la sicurezza e la sostenibilità sul Monte Everest, con la tecnologia dei droni che si profila come uno strumento promettente per il futuro.




