Droni ucraini contro le base aeree russe, analisi tecnica di una attacco con droni

Il primo giugno 2025 quasi tutte le testate internazionali, raccontavano di un attacco aereo realizzato con molteplici droni ucraini, contro aerei bombardieri russi situati nei rispettivi aeroporti.
Le notizie provengono dai media russi e in alcuni casi anche dallo stesso presidente Zelensky.
Al di la dell’impatto tattico di questa azione di guerra, che è stato eseguita magistralmente proprio il giorno prima di alcuni negoziati tra Russia e Ucraina ad Istambul.
Tralasciando anche l’effetto danni reali ed esimendoci quindi dalla propaganda ucraina che scende nei dettagli per enfatizzare la bravura dei loro servizi segreti e delle loro operazioni sotto copertura.
Una seppur flebile conferma di tale operazione, arriva anche dalla stampa russa, che ovviamente minimizza i danni.

Quello che ci interessa in questo articolo è cercare di comprendere come sia stato possibile dal punto di vista tecnico, evitando quindi di parlare di argomenti che non solo non conosciamo, ma che possono essere stati manipolati dalle relative fonti.
Vorremmo quindi capire se i droni, inizialmente si parlava di droni commerciali, ma a giudicare dalle foto, sembra una produzione in serie, siano stati pilotati in remoto, cioè gestiti da un software e relativo segnale GNSS oppure come scrivono i media internazionali, pilotati in FPV.
L’acronimo FPV per chi non fosse del settore, significa First Person View (visione in prima persona) e permette al pilota tramite speciali visori o un banale monitor, di vedere quanto viene trasmesso in tempo reale da una telecamera presente sul drone e pilotarlo come se si fosse effettivamente a bordo.
Entriamo quindi nei dettagli di quanto abbiamo ricavato, leggendo svariati articoli e facendo un po’ di OSINT tra i vari social media.

Attacco aereo ucraino con droni contro bombardieri russi in Siberia: la tecnica dietro l’operazione “Spiderweb” (Tela di ragno)

L’operazione “Tela di ragno” (Spider Web), condotta dal Servizio di Sicurezza Ucraino (SBU), rappresenta un esempio avanzato di guerra ibrida e di utilizzo strategico dei droni in un contesto di conflitto ad alta tecnologia. L’attacco ha preso di mira cinque basi aeree russe situate in profondità nel territorio della Federazione Russa, tra cui la base di Belaya in Siberia e Olenya nella regione di Murmansk, colpendo con successo oltre 40 bombardieri strategici, inclusi Tupolev Tu-95MS, Tu-22M3 e aerei radar A-50.

Pianificazione e logistica

L’operazione è stata pianificata per oltre un anno e mezzo, con un lavoro di intelligence e preparazione meticolosa. I droni, piccoli quadricotteri armati, sono stati assemblati e nascosti in un magazzino in affitto nel centro di Chelyabinsk, territorio russo, a poca distanza dagli obiettivi.
Questa scelta ha permesso di ridurre drasticamente la distanza di volo e di aumentare l’efficacia dell’attacco.

Per la fase di avvicinamento agli obiettivi, i droni sono stati occultati sotto tettoie di case prefabbricate in legno e caricati in container trasportati da camion commerciali, i cui autisti erano ignari del carico bellico nascosto.
Una volta giunti nelle vicinanze delle basi aeree, i container si sono aperti automaticamente, liberando i droni che sono decollati per colpire i bombardieri russi parcheggiati sulle piste.

Tecnica di attacco
immagine di tupolev

I droni hanno mirato con precisione ai punti più vulnerabili degli aerei, in particolare ai piloni subalari dei Tupolev Tu-95MS, dove sono sospesi i missili da crociera Kh-101, e ai serbatoi del carburante, causando danni critici e incendi. Questo ha permesso di neutralizzare circa il 34% dei vettori di missili cruise strategici russi presenti nelle basi colpite, con un danno stimato di circa 7 miliardi di dollari.

polizza temporanea assicurazione per lavoro con i droni

L’uso di droni kamikaze, guidati da operatori remoti (117 droni e altrettanti operatori sono stati impiegati), ha garantito un attacco simultaneo e coordinato su più obiettivi in diverse regioni e fusi orari, aumentando l’efficacia e la sorpresa dell’azione.

Sicurezza e intelligence

Un elemento chiave dell’operazione è stato il posizionamento del “quartier generale” ucraino proprio accanto a un ufficio dell’FSB russo, come rivelato dal presidente Zelensky. Ciò indica una profonda penetrazione dell’intelligence ucraina nel territorio russo, con agenti e operatori che hanno agito in diverse regioni, coprendo tre fusi orari, e sono stati ritirati in sicurezza prima dell’attacco vero e proprio.
Dopo il lancio, i camion e i container utilizzati per il trasporto dei droni si sono autodistrutti per evitare tracce e intercettazioni, aumentando la segretezza e la protezione dell’operazione.

Impatto militare e strategico

L’attacco ha messo fuori uso 41 bombardieri strategici russi, inclusi modelli non facilmente rimpiazzabili, compromettendo significativamente la capacità di attacco a lungo raggio della Russia. Tra gli aerei distrutti o gravemente danneggiati figurano 5 Tupolev Tu-95MS, 2 Tu-22M3 e un Antonov An-12 da trasporto militare.

L’azione ha avuto anche un forte impatto politico e psicologico, dimostrando la capacità ucraina di colpire profondamente nel territorio russo e di operare con sofisticate tecniche di guerra elettronica e di intelligence, sfidando la supremazia militare russa e mettendo in discussione la sicurezza delle sue basi strategiche.

Pilotaggio in FPV (Prima persona)

immagine di vista area tupolev droni ucraini
Da notare la presenza del segnale satellitare, la capacità residua della batteria

Dalle foto e dai video “trapelati”  in verità mostrati dalla propaganda mediatica ucraina, sembra che i droni siano stati pilotati da altrettanto piloti, usando un software OpenSource che mostrava le coordinate (mascherate nei video) della posizione del drone.
Strano che in prossimità degli aeroporti russi, non fossero presenti Jammer (disturbatori di radio frequenza), proprio per evitare di ricevere i segnali delle costellazioni satellitari tipo GPS o Glonass, nel caso russo.
In ogni caso, forse la ricezione dei segnali satellitari non avrebbe dovuto essere necessaria ai piloti, perché stando alle informazioni raccolte, i droni erano vicino agli obiettivi.
La portata radio dei rispettivi radiocomandi o controller, quindi poteva essere sufficiente per arrivare sino a un paio di chilometri di distanza.
Anche qui ribadiamo il concetto che si desume, che gli aeroporti presi di mira, non fossero protetti da un sistema di inibizione di particolari radiofrequenza, tipicamente 2,4 e 5,8 Ghz per i droni commerciali.
Sempre osservando le immagini e video messi a disposizione dai servizi ucraini, se ne deduce che i segnali di ritorno del video, fossero proprio analogici, non digitali e non criptati.

Innovativa guerra ibrida che coinvolge nuovi e impensati mezzi per raggiungere obiettivi tattici e strategici

Se vogliamo fare un paragone, anche se i droni in effetti non furono impiegati, potremmo paragonare l’operazione “Tela di ragno” a quella eseguita dai servizi segreti israeliani che fecero esplodere pager cerca persone, dopo una pianificazione durata anni. Anche in questo caso i 18 mesi di preparazione, la logistica dei trasporti, l’infiltrazione ed esfiltrazione degli agenti/piloti FPV dei droni kamikaze, è svolto un ruolo fondamentale per infliggere un duro colpo con mezzi innovativi e modalità impensate sino ad ora.

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