Operazioni automatiche con i droni in BVLOS, i professionisti di DL Droni ci spiegano come funziona

Dronezine è nata nel 2013 e sin da subito alle prime manifestazioni relative ai droni alle quali abbiamo partecipato, abbiamo notato una coppia, un padre e suo figlio, che presenziavano con il loro stand alle varie manifestazioni.
Semplice passione o interesse economico o tutte e due le cose? Lo vedremo in fondo all’articolo.

Lo chiediamo a Simone Dall’Asta (padre) e Luca (figlio),  che nel 2025, dopo quasi 10 anni di attività hanno terminato la fase sperimentale con ENAC e svolgono operazioni in BVLOS automatizzate fornendo la loro attività “As Service”, come si dice oggigiorno ed anche in prima persona.
Vi abbiamo incuriosito? Allora proseguite nella lettura.



DZ  – Iniziamo dalle basi: chi è DL Droni Srl e quale è il suo posizionamento nel mercato italiano
degli UAS?

DL Droni Srl nasce dalla passione per l’innovazione tecnologica applicata al mondo reale. Siamo un’azienda che ha evoluto il proprio core business dalla formazione e consulenza fino a diventare specialisti nelle operazioni automatizzate con sistemi UAS.
La nostra peculiarità è che non ci limitiamo a essere semplici operatori di droni.
Ci definiamo “facilitatori di autonomia tecnologica“: aiutiamo le aziende sia fornendo servizi diretti, sia guidandole verso l’indipendenza operativa quando questo rappresenta la soluzione migliore per le loro esigenze.
Il nostro team combina competenze diverse ma complementari: piloti certificati ENAC con anni di esperienza, ingegneri specializzati in sistemi automatizzati e, cosa fondamentale, esperti normativi che sanno navigare la complessità delle autorizzazioni aeronautiche. Questa combinazione ci permette di affrontare progetti che altri considerano troppo complessi o rischiosi dal punto di vista normativo.
Quello che ci distingue nel mercato italiano è la nostra filosofia: non vendiamo solo tecnologia, trasmettiamo competenza. Crediamo che il futuro del settore UAS passi attraverso operazioni sempre più sofisticate e automatizzate, ma questo richiede un approccio metodico alla compliance normativa che poche aziende in Italia sanno gestire.

DZ  – Ci volete parlare di questo progetto UAS Nest. Come è nato e quali erano gli obiettivi iniziali?

UAS Nest nasce da una constatazione semplice ma importante: esisteva un gap enorme tra le potenzialità tecnologiche dei sistemi automatizzati e la loro applicazione pratica in Italia.
Vedevamo tecnologie incredibili, come le DJI Dock, che permettono operazioni completamente automatizzate 24 ore su 24, ma nessuno riusciva a utilizzarle davvero perché le autorizzazioni sembravano impossibili da ottenere.
Il nostro obiettivo iniziale era dimostrare che operazioni considerate “fantascienza” sono in realtà fattibili oggi, purché si abbia l’approccio giusto con le autorità aeronautiche. Non volevamo solo ottenere autorizzazioni per noi stessi, ma aprire una strada che altre aziende italiane potessero seguire.
Il nome “UAS Nest” riflette questa filosofia: un “nido” non è solo un luogo dove si riposa, ma dove si cresce, si impara e da cui si spicca il volo. Volevamo creare un ecosistema di competenze che permettesse al mercato italiano di fare un salto di qualità nelle operazioni automatizzate.

DZ – Luca, raccontaci del progetto che vi ha portato dalle autorizzazioni sperimentali a quelle
generiche. Quali sono state le sfide principali?

Con piacere, il percorso è iniziato a metà 2024 con un progetto pilota che ci ha permesso di testare in condizioni reali quello che fino ad allora era solo teoria. Abbiamo implementato svariate DJI Dock 2 distribuite lungo un cantiere lineare nel nord Italia, creando una rete di sorveglianza automatizzata che operava 24 ore su 24.

Le sfide sono state principalmente di tre tipi.

  • La prima di carattere normativo: le operazioni BVLOS – acronimo che significa “Beyond Visual Line of Sight”, ovvero voli oltre la visibilità diretta del pilota – richiedono autorizzazioni specifiche molto complesse. Abbiamo lavorato a stretto contatto con ENAC per definire procedure operative che fossero sicure, ma al tempo stesso pratiche.
  • La seconda sfida è stata tecnica: coordinare più dock simultaneamente richiede una gestione molto sofisticata degli spazi aerei e delle comunicazioni. Ogni dock deve “sapere” cosa stanno facendo gli altri per evitare conflitti, e tutto deve funzionare anche in condizioni meteorologiche avverse o di notte.
  • La terza sfida, forse la più complessa, è stata operativa: come garantire che un sistema automatizzato rispetti sempre i requisiti di sicurezza aerea, anche quando nessun pilota può vedere fisicamente i droni in volo. Abbiamo sviluppato protocolli di monitoraggio remoto e procedure di emergenza che soddisfacessero i più alti standard di sicurezza.
    Il risultato finale, dopo mesi di test e validazioni, sono state le autorizzazioni generiche che possediamo oggi: siamo autorizzati a condurre operazioni BVLOS, voli notturni e operazioni completamente automatizzate su tutto il territorio nazionale.

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DZ, davvero bravi, in realtà molti operatori pensano che ENAC sia ‘chiuso’ alle innovazioni. Voi che ne pensate?

La nostra esperienza smentisce completamente questa percezione. Da questo punto di vista ENAC si è dimostrato un partner estremamente collaborativo, disponibile al dialogo e aperto all’innovazione, purché questa sia presentata con il giusto approccio metodologico.
Il punto chiave è comprendere che ENAC ha una responsabilità enorme nel garantire la sicurezza dello spazio aereo italiano.
Quando si parla di operazioni automatizzate, specialmente BVLOS, non stiamo parlando di semplici voli ricreativi, ma di operazioni che possono impattare il traffico aereo commerciale.
La cautela è quindi non solo comprensibile, ma necessaria.

Quello che abbiamo imparato è che ENAC non dice mai “no” a priori. Quello che chiede è una dimostrazione rigorosa che l’operazione proposta sia sicura, replicabile e conforme agli standard aeronautici internazionali. Per ottenere questo, serve presentare quello che in gergo tecnico si chiama “safety case”: un documento che analizza tutti i possibili rischi e dimostra come questi vengano mitigati.
Oggi, grazie al precedente che abbiamo stabilito, altre aziende possono seguire il percorso che abbiamo tracciato. ENAC ha ormai parametri di riferimento chiari per valutare operazioni automatizzate, e questo semplifica notevolmente il processo per chi viene dopo di noi.

DZ – scusa, ci potresti spiegare la differenza  tra autorizzazioni sperimentali e generiche? 

La differenza è sostanziale e impatta profondamente sul business. Le autorizzazioni sperimentali sono per definizione limitate nel tempo – tipicamente 6-12 mesi – e vincolate ad un progetto specifico con parametri operativi molto ristretti.
Sono ottime per dimostrare la fattibilità di un concetto, ma non permettono operazioni commerciali regolari.

Le autorizzazioni generiche, invece, ci consentono di operare in modo standardizzato su tutto il territorio nazionale, senza vincoli temporali e con la flessibilità di adattare le operazioni alle esigenze specifiche di ogni cliente.
Questo significa che possiamo offrire servizi continuativi e pianificare investimenti a lungo termine.
Un’azienda può pianificare ispezioni regolari di infrastrutture critiche sapendo che avremo sempre l’autorizzazione per eseguirle, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dall’orario.
È la differenza tra fare ricerca e sviluppo e offrire soluzioni industriali mature.
Oggi siamo nella seconda categoria.

DZ Perché avete scelto il sistema DJI Dock? E’ forse l’unico nel suo genere?

La scelta dell’ecosistema DJI Dock è stata il risultato di un’analisi comparativa approfondita delle piattaforme disponibili sul mercato. Abbiamo valutato diversi aspetti: affidabilità
operativa, facilità di integrazione, supporto tecnico e, non ultimo, il Total Cost of Ownership – ovvero il costo complessivo di possesso nel tempo.
DJI si è dimostrata superiore su tutti questi fronti.
L’affidabilità è fondamentale quando parliamo di operazioni automatizzate: un dock che si blocca durante un’ispezione notturna critica non è solo un problema tecnico, è un problema di business per il nostro cliente. Le DJI Dock hanno dimostrato una robustezza operativa eccellente anche in condizioni meteorologiche difficili.

L’integrazione con sistemi esistenti è un altro aspetto cruciale. Molte aziende hanno già
investimenti importanti in software di gestione, sistemi di monitoraggio o piattaforme di analisi dati.
Le DJI Dock si integrano facilmente con questi sistemi attraverso API standard, evitando costosi
sviluppi personalizzati.
La nostra esperienza operativa ci ha mostrato l’evoluzione dalla Dock 2 alla Dock 3: se la dock 2 è una piattaforma solida e affidabile, la Dock 3 rappresenta un vero salto generazionale.
Dimensioni ridotte, maggiore autonomia, capacità operative estese e una facilità di installazione che dimezza i tempi di implementazione.
Infine, il supporto. Quando operi 24/7 in automatico, avere un supporto tecnico efficace non è un lusso, è una necessità. DJI garantisce standard di supporto che permettono operazioni continuative senza interruzioni prolungate.

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DZ – tornando a voi, quindi offrite sia servizi diretti che assistenza per l’autonomia operativa? 

Il nostro doppio modello riflette una semplice constatazione: non esiste una soluzione unica che vada bene per tutti i clienti.
Alcune aziende hanno bisogno di servizi specialistici occasionali, altre vogliono sviluppare competenze interne per operazioni continuative.
I servizi diretti sono ideali per aziende che hanno esigenze specifiche ma non vogliono investire in tecnologie e competenze interne.
Tipicamente parliamo di cantieri che necessitano di monitoraggio degli stati di avanzamento lavori, aziende che devono condurre ispezioni periodiche di infrastrutture, o operatori di parchi fotovoltaici che vogliono ottimizzare le operazioni di
manutenzione.
In questi casi, forniamo un servizio “chiavi in mano”: arriviamo con la nostra tecnologia, eseguiamo le operazioni e consegniamo i risultati nel formato richiesto.

L’assistenza per l’autonomia operativa è invece pensata per aziende che hanno operazioni continuative, come la sorveglianza di siti sensibili o il monitoraggio costante di grandi infrastrutture.
In questi casi, l’investimento in tecnologie e competenze interne ha più senso economico. Il nostro ruolo diventa quello di consulenti: li accompagniamo nell’ottenimento delle autorizzazioni ENAC, li formiamo sull’utilizzo delle tecnologie e stabiliamo procedure operative conformi alle normative.

foto di Luca e Simone dall'Asta
A sinistra Luca e Simone Dall’Asta

DZ – quali settori potrebbero essere più propensi ad adottare operazioni automatizzate?

Stiamo vedendo interesse significativo in diversi settori, ognuno con motivazioni specifiche ma tutti accomunati dalla ricerca di maggiore efficienza e sicurezza operativa.
Il settore cantieri è particolarmente ricettivo, soprattutto per il monitoraggio degli stati di avanzamento lavori.
Le operazioni automatizzate permettono di documentare i progressi con frequenza e precisione impossibili con metodi tradizionali.
Le infrastrutture critiche – ponti, viadotti, linee elettriche, impianti industriali – stanno scoprendo i vantaggi delle ispezioni automatizzate periodiche. La normativa richiede controlli regolari per garantire la sicurezza, ma i metodi tradizionali sono costosi e spesso pericolosi per il personale. Le operazioni automatizzate permettono ispezioni più frequenti, documentazione standardizzata e, soprattutto, eliminazione dei rischi per gli operatori.

Il fotovoltaico rappresenta forse il settore con il ROI più evidente. I parchi solari richiedono monitoraggio costante per ottimizzare la produzione energetica, e le ispezioni termiche automatizzate possono identificare anomalie prima che diventino guasti costosi.
Per gestori di grandi portfolio, poter centralizzare il monitoraggio di decine di impianti è un vantaggio competitivo significativo.

Interessante anche l’evoluzione nel settore industriale, dove aziende con siti estesi o processi critici stanno valutando operazioni automatizzate per monitoraggio ambientale, controllo perimetrale e manutenzione predittiva.

DZ – voi siete ad un buon punto normativamente parlando, ma quali sono ancora gli ostacoli principali per la diffusione delle operazioni automatizzate in Italia?

Gli ostacoli principali sono più culturali e informativi che tecnologici o normativi. Il primo è la percezione, spesso errata, che “automatico” significhi “meno sicuro”.
In realtà è l’opposto: i sistemi automatizzati seguono procedure standardizzate, non hanno giornate storte e operano sempre secondo parametri di sicurezza predefiniti.

Il secondo ostacolo è la difficoltà nel calcolare il ROI (return of Investment, ritorno economico della spesa investita) delle operazioni automatizzate.
Molte aziende sono abituate a ragionare sui costi diretti delle ispezioni tradizionali, ma non considerano i costi nascosti: interruzioni operative, rischi per il personale, frequenza limitata dei controlli.
Quando si fa un’analisi completa, l’investimento in automatizzazione risulta quasi sempre conveniente.
C’è poi una significativa carenza di competenze: molte aziende non hanno internamente le competenze per valutare correttamente progetti di automatizzazione. Questo le porta a essere eccessivamente conservative o, al contrario, ad avere aspettative irrealistiche.
Inoltre anche gli aspetti assicurativi rappresentano ancora un’area grigia. Mentre la normativa aeronautica è ormai chiara, le implicazioni assicurative di operazioni automatizzate non sono sempre ben definite, creando incertezza nei responsabili aziendali.

DZ – come vedete l’evoluzione del mercato italiano delle operazioni automatizzate nei prossimi
3-5 anni?

Risposta: Prevediamo una trasformazione radicale nei prossimi anni. Stiamo vivendo il passaggio dai primi utilizzatori al mercato generale, e questo cambierà completamente le dinamiche settoriali.
Dal punto di vista tecnologico, l’integrazione dell’intelligenza artificiale cambierà il paradigma delle operazioni automatizzate.

DZ  – quale messaggio vorreste dare alle aziende che stanno valutando operazioni
automatizzate?

Il messaggio principale è semplice: quello che fino a poco tempo fa sembrava fantascienza oggi è realtà operativa. Le operazioni automatizzate non sono più un esperimento per il futuro, sono uno strumento competitivo disponibile oggi.
Tuttavia, come per ogni innovazione, l’approccio giusto è fondamentale.
Non iniziate dalla tecnologia, iniziate dall’analisi delle vostre esigenze operative. Identificate dove perdete efficienza,
dove avete rischi per il personale, dove la compliance normativa è onerosa. Solo dopo aver capito i problemi da risolvere, valutate se e come l’automatizzazione può aiutare.

Il nostro ruolo non è convincervi a comprare droni, ma aiutarvi a capire se e come l’automatizzazione può migliorare la vostra operatività. Spesso la conversazione inizia con una semplice domanda: “Quanto vi costa oggi fare quello che potreste automatizzare domani?”
Per aziende che stanno valutando questo percorso, offriamo sempre una fase di valutazione iniziale senza impegno. Analizziamo insieme le vostre esigenze, valutiamo la fattibilità tecnica e normativa, e vi presentiamo uno scenario realistico di costi e benefici. Solo se siete convinti che l’investimento abbia senso, procediamo con l’implementazione.

DZ – Come mai padre e figlio hanno scelto lo stesso mestiere?

Simone e Luca hanno avviato DL Droni grazie al desiderio del padre di cambiare lavoro e agli studi del figlio in Ingegneria Elettronica. Luca ha poi sviluppato software innovativi durante l’università, come Solar Inspection. Dopo alcune esperienze di ricerca, è diventato CEO dell’azienda, mentre Simone è il CTO.

DZ – Di chi è stata l’idea di approcciare il mondo dei droni?

In realtà di nessuno dei due, un giorno dopo aver acquistato un piccolo drone e giocandoci in casa sbattendo ovviamente dappertutto, Carolina moglie e madre ha detto: “Ma non potete trovare un modo più utile per usare il drone?”
Detto fatto, da li in avanti, ci siamo formati, facendo corsi di pilotaggio e successivamente arrivando a diventare istruttori. Il resto; lo conoscete.

Video del software Solar Inspection (anno 2019)

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