Mentre continua a perdere ricavi nel suo core business, ossia il servizio di trasporto automobilistico privato, Uber batte con insistenza la strada delle consegne di cibo a domicilio, che quest’anno dovrebbero fruttare alla compagnia circa 10 miliardi di dollari, molti di più dei 6 che erano stati stimati l’anno scorso. Negli USA il mercato del drone delivery è a un passo dall’aprire definitivamente i battenti, mentre sempre più aziende vanno a posizionarsi sulla starting line (e Wing di Google ha già iniziato).
Per primeggiare in un settore così nuovo e già competitivo, Uber Eats ha deciso di puntare forte sulle consegne di cibo a mezzo drone, che saranno il “pane quotidiano” nelle città di domani, dove si stima vivrà circa il 68% della popolazione mondiale. Il sistema di Uber prevede che il ristorante convenzionato col servizio si occupi di caricare il drone di Uber Eats, che poi prenderà il volo fino ad un’area di sosta dove il corriere umano si occuperà di ultimare la consegna. Una interessante variante allo studio è quella di far atterrare il drone direttamente sul tetto di un’automobile Uber Eats identificata attraverso la lettura dall’alto di un QR code.
Luke Fischer, a capo della sezione “Operazioni di volo” di Uber Elevate (che è la divisione di mobilità urbana aerea di Uber), ha recentemente dichiarato in una conferenza dell’azienda “Non abbiamo bisogno di portare i droni direttamente ai nostri clienti, dobbiamo solo portarli vicino“.
Perciò via libera alla seconda fase di test, prevista per questa estate nella città di San Diego, sotto le regole del Programma Pilota federale di Integrazione degli UAS, dopo aver già fatto qualche volo BVLOS di prova lo scorso mese con un drone AR200, che ha trasportato panini tra un ristorante McDonald’s e il campus dell’Università di San Diego.




