Prima autorizzazione americana di un volo BLOS, cioè fuori dalla vista del pilota. La storica autorizzazione riguarda droni che monitorano i gasdotti in Alaska: un volo autonomo senza alcun intervento umano da sei chilometri e mezzo
Per una volta dobbiamo ammettere che siamo più avanti degli americani: in Italia la sperimentazione del BVLOS – il volo dei droni oltre l’orizzonte è una realtà da qualche tempo, anche se si tratta solo di sperimentazione. Anche l’autorizzazione statunitense riguarda una sperimentazione, ma ha immediati risvolti commerciali . E sia pure se riguarda la sterminata e semideserta Alaska, che è grande come Italia, Francia, Germania e Spagna messe insieme ma ha meno abitanti di Torino, è una pietra miliare nell’uso industriale dei droni.
Il volo è stato compiuto dall’Università di Fairbanks, seconda città del gelido Stato dopo la capitale Anchorage, e ci piace ricordare che è stata fondata da un cercatore d’oro italiano, Felice Pedroni detto Felix Pedro. Lo scopo dell’esperimento è quello di monitorare in autonomia gli immensi oleodotti che portano il gas e il petrolio dell’Alaska, che viste le proibitive condizioni climatiche è davvero difficile, faticoso e pericoloso ispezionare da terra. Molto meglio lasciar fare al drone, opportunamente equipaggiato di sensori che possano rilevare perdite di gas o di greggio.
Nel test, è stato usato un drone elettrico per ispezionare quattro miglia (circa 6,5 chilometri) del gasdotto Trans-Alaska. Poiché l’obiettivo del test era far volare il drone per l’intera durata dell’ispezione senza nessun aiuto da parte di un pilota umano, il drone è stato equipaggiato da un sistema Casia prodotto da Iris Automation, una tecnologia di rilevamento ed evitamento di aeromobili in grado di rilevare tutto quello che vola vicino al drone e prendere decisioni intelligenti per evitare interferenze. Il sistema Casia ha sfruttato otto radar terrestri che il team ha installato lungo il percorso.




