Dopo essersi affermata nel mondo per i suoi antivirus dedicati alla protezione di pc e smartphone dalle minacce della Rete, adesso Kaspersky alza il tiro verso il cielo, proponendo una soluzione per riconoscere l’ingresso di droni non autorizzati in un determinato spazio aereo, agganciandoli e bloccandoli senza danneggiarli.
Certo è che i droni che volano lì dove i loro piloti non dovrebbero spingerli sono un numero crescente, e le previsioni di mercato che annunciano un numero di acquisti sempre maggiore di questi velivoli non fa dormire sonni tranquilli ai responsabili della sicurezza di aeroporti, carceri, edifici governativi e altre strutture sensibili. Non dimentichiamo che, sebbene la stragrande maggioranza delle invasioni di spazio aereo da parte di piloti non autorizzati sia causata da privati, spesso nemmeno consapevoli del reato che commettono, esiste sempre la possibilità che un drone si intrufoli in una no fly zone per operazioni di spionaggio o peggio per azioni terroristiche.
Anche se difficilmente potranno diventare frequenti come gli attacchi dei virus informatici, insomma, le intrusioni dei droni sono un fenomeno concreto, che sebbene al momento riguardi casi ancora molto rari ed isolati, tenderà ad aumentare in futuro. Per questo i governi e le agenzie di sicurezza di tutto il mondo investono cifre sempre più corpose nell’acquisto di sistemi antidroni, specie dopo che negli ultimi anni questi velivoli sono stati responsabili (a volte solo presunti e mai confermati) di veri e propri stop all’attività aeroportuale di alcuni tra i principali snodi mondiali (Londra e Berlino solo per citarne alcuni), con annessa cancellazione di voli e disagi a cascata per milioni di passeggeri.
La soluzione anti droni studiata da Kaspersky sfrutta dei moduli hardware con videocamere, radar, LIDAR e sensori audio per distinguere i droni dagli altri oggetti presenti nello spazio aereo protetto, ed utilizza uno scanner laser per determinare l’esatta posizione del velivolo. Le coordinate vengono trasmesse ad un server che attiva l’unità di tracking, la quale segue in movimento il volo del drone con lo zoom della camera. Se il sistema neurale riconosce il drone attraverso il video, attiva l’unità jammer che intercetta e tronca la trasmissione tra il velivolo e il controller del pilota, così il drone perde il segnale e torna da dove è partito, salvo atterrare nel punto esatto in cui il contatto col radiocomando è stato interrotto.
Vladimir Turov, Project owner of Kaspersky Antidrone, ha spiegato che molti membri del team, lui incluso, sono piloti da molto tempo. Un’esperienza che è utilissima per lo sviluppo del sistema anti droni, perché, come ha spiegato “Sfortunatamente, come pilota di droni, spesso non sai quali location sono proibite, di conseguenza quando il tuo drone è inaspettatamente colpito o attaccato fisicamente da misure di protezione ostili, è molto frustrante. Ecco perché durante lo sviluppo del nostro prodotto, abbiamo tenuto conto tanto dei requisiti di sicurezza quanto degli interessi degli appassionati di droni. Questo ci ha aiutato a trovare il modo di assicurarci che i droni non entrino nelle aree proibite, ma senza danneggiarli“.