La polizia di New York ha sequestrato almeno due droni di giornalisti che cercavano di fotografare la fossa comune di Hart Island, utilizzata anche per seppellire le vittime del coronavirus.

La motivazione ufficiale è che “nella città di New York ci sono pochi posti dove la FAA (l’Enac americana) consente il volo con il drone senza autorizzazione”, e tra questi non c’è la spettrale Hart Island, nel Bronx, l'”isola dei morti” dove dal 18° secolo vengono seppelliti i corpi delle persone poverissime e sole che non hanno una famiglia che possa permettersi un funerale privato. E oggi accoglie anche le spoglie di molte vittime del coronavirus, il che ha portato le sepolture a quintuplicarsi rispetto al solito. A rendere ancora più tetro l’isolotto lungo un chilometro, va detto che è amministrato dal Dipartimento delle carceri (The New York City Department of Corrections), che ha la sua prigione principale nel vicino isolotto di Rickers, creando così un tristissimo arcipelago virtuale di supercarceri e fosse comuni.
Chiaro che questa macabra circostanza scatena la curiosità un poco morbosa del pubblico, e la polizia non gradisce le incursioni dall’alto, le uniche possibili visto che i collegamenti ufficiali sono esclusivamente via mare con un traghetto che non ammette giornalisti a bordo. A farne le spese finora è stato George Steinmetz, fotoreporter molto esperto che lavora per il National Geographic e il New York Times, che si è visto sequestrare il drone e affibbiare 1.500 dollari di multa per aver tentato di fotografare le fosse comuni, e la National Press Photographers Association dice che dall’inizio della pandemia un altro drone è stato sequestrato, ma non dà altri dettagli.




