Darpa, istituzione di ricerca legata alla difesa americana e famosa per aver “inventato” Internet, da tempo si interessa al volo automatico dei droni in ambienti complessi e difficili. Il primo pensiero del DARPA è l’uso militare, ma naturalmente (proprio come è successo per Internet) le ricadute civili di queste ricerche sono molto importanti e destinate a ridisegnare il ruolo e le caratteristiche dei droni civili.
Il Darpa è molto avanti in questa ricerca, che si chiama Fast Lightweight Autonomy (Velocità, basso peso e autonomia) e l’ha dimostrato con un impressionante filmato ripreso in un hangar della Guardia Civile nel Massachusetts. Scopo del progetto è ridurre al minimo la necessità di intervento umano dando al drone ampie capacità di riconoscere l’ambiente, gli ostacoli, gli oggetti e le persone e muoversi a grande velocità senza sbattere da nessuna parte, anche al chiuso dove il segnale GPS non arriva.
Tutto ciò serve a superare un evidente limite dei droni attuali, che costano poco, sono disponibili per tutti ma sono in forte difficoltà a portare a termine missioni complesse in ambienti difficili, non solo edifici ma anche per esempio relitti di grandi navi, impianti industriali colpiti da calamità o attentati, miniere. Il drone del Darpa, derivato da componenti DJI sempirofessionali, è riuscito a volare nell’hangar in sicurezza alla notevole velocità di 20 metri al secondo, circa 70 km/h. In particolare il frame è quello di un 450 con eliche da 12 pollici, equipaggiato con sensori laser LIDAR e sonar per trovare gli ostacoli.







