Il settore dei droni con l’applicabilità seppure in regime transitorio, del regolamento europeo, ha subito un grosso sussulto.
Una spinta dal basso verso l’alto che ha scombussolato tutto l’ambiente, specialmente quello professionale, che si è sentito letteralmente mancare il terreno sotto ai piedi, con la progressiva scomparsa di alcuni capisaldi a cui erano abituati.
Già da tempo la visita medica per conseguire gli attestati di pilotaggio non era più necessaria.
Poi dallo scorso marzo 2020, l’esame per conseguire il cosiddetto “patentino per i droni” si poteva eseguire online e senza l’obbligatorietà della prova pratica.
Che dire poi degli esami per la sotto categoria A2 che permettono ai droni sino a 2 Kg di peso di operare anche in ambiente urbano, a patto di rispettare limiti di distanza dalle persone ben precisi?
Anche in questo caso, è sufficiente il superamento di un solo esame teorico da svolgersi presso una Entità riconosciuta dall’Ente Nazionale Aviazione Civile, ovvero un Centro di Addestramento, mentre l’esame pratico è svanito.
Basta solo una auto dichiarazione del pilota di aver svolto con diligenza una serie di manovre di pilotaggio con il proprio drone in una zona lontana da persone e complessi industriali o abitativi.
Troppi droni nei cieli italiani, una paura per fortuna senza fondamento
A dire il vero il timore ad oggi e per fortuna risulta infondato, nessuno si è fatto male e grossi danni non ne sono stati fatti.
Significa che in quel di Colonia, sede di EASA, l’agenzia europea che si occupa della sicurezza del volo aereo e composta da 31 autorità aeronautiche del vecchio continente, avevano ben considerato il rapporto tra rischi e vantaggi della Open Category.
Ciò non toglie che i regolamenti possano essere modificati all’insorgere di prossime difficoltà bene inteso. Anzi come afferma l’ing. Marco Ducci nella video intervista, i regolamenti saranno sempre in continua evoluzione nel tentativo di rimanere al passo con l’innovazione tecnologica.
Esami, seppure teorici per quasi tutti i piloti. Un plus rispetto a una volta
A dire il vero, se vogliamo guardare il lato del bicchiere mezzo pieno, con l’obbligo di far sostenere a tutti i piloti di droni dal peso uguale o superiore a 250 grammi un esamino online, aumenta il grado di sicurezza aeronautica. Considerando che negli anni passati, gli attestati di competenza non erano necessari per l’utilizzo ludico/ricreativo del drone.
Quindi anche se non sono richiesti gli esami per le prove di conduzione pratica degli UAS (si chiamano così adesso gli aeromobili a pilotaggio remoto), una buona conoscenza delle regole e della teoria, aumenta la consapevolezza del pilota seppure occasionale e non professionista.
A giudicare da quanto riceviamo costantemente nella nostra casella di posta e di quanto leggiamo sui vari social network, c’è anzi un certo interesse per il passo successivo.
Cioè dopo aver conseguito le Prove di Completamento della formazione Online, quindi l’attestato A1-A3 e magari quello per la sotto categoria A2, molti piloti e operatori si accorgono che la Open comincia stargli stretta.
Si domandano quindi cosa possono fare da grandi, e quali siano i percorsi e i passi necessari da completare per iniziare a lavorare professionalmente nelle categorie Specific o magari nella Certified.
Nella video intervista con l’ing. Marco Ducci – CEO di EuroUSC Italia, affrontiamo con leggerezza una serie di argomentazioni molto importanti ad essere sinceri.
Il disponibilissimo ingegner Ducci ci racconta come per lavorare oltre agli scenari standard italiani, ad oggi solo STS-01 e STS-02 accessibili solo da chi possegga un vecchio attestato di competenza per le Operazione Critiche, abbreviato i CRO, siano necessarie apposite analisi dei rischi.
Rischi che non possono essere completamente annullati, ma al massimo mitigati o ridotti per importanza e numero. Operazione fattibile seguendo due percorsi diversi: usando i PDRA (Predefined Risk Assestment o le analisi del rischio SORA (Specific Operation Risk Assestment)
La metodologia SORA è stata implementata proprio per ridurre i rischi operativi di tutte quelle missioni svolte al di fuori della categoria Open che rientrano quindi nella categoria Specific.
Ricordiamo che basta essere fuori solo da un parametro definito nella Open Category per trasformare la missione e farla rientrare nella Specific Category.
Ad esempio se si vuole condurre un volo in BVLOS (oltre la linea visuale del pilota) oppure se si vogliono eccedere i 120 metri di altezza massima consentita a tutti i droni. Oppure se si deve volare con payload particolarmente impegnativi e sforare quindi i limiti di peso della categoria.
Ducci ci racconta nella intervista, come nella società di consulenza EuroUSC Italia, sia stato implementato un tool o meglio un software online, dal nome SamWise, che aiuta l’operatore a compilare la corposa documentazione per l’analisi dei rischi SORA che andrà poi sottoposta ad ENAC per l’approvazione della missione.
Il suo parere è di particolare rilevo, dato che ha contribuito attivamente alla realizzazione dei PDRA in ambito europeo con Jarus e italiani in appositi tavoli tecnici con l’Autorithy Nazionale.
Vi lasciamo per i dettagli alla visione del video che trovate in testa all’articolo e come spiegato alla fine dello stesso, possiamo raccogliere eventuali domande da inoltrare al ing. Marco Ducci che si è dimostrato disponibile a rispondere a quesiti dei lettori o video ascoltatori.
Per maggiori informazioni sul tool SamWise visitare il sito https://www.online-sora.com/