Parrot Ai: Nato per l’aerofotogrammetria, con radio 4G

In una scarnissima presentazione durata circa un quarto d’ora, il CEO di Parrot Henri Seydoux ha tenuto a battesimo l’ultimo nato dell’azienda francese: un drone sotto 900 grammi, finalmente con sensori anticollisione pensato essenzialmente per l’aerofotogrammetria. E basato su una radio 4G che permette di volare ovunque e a qualsiasi distanza dal pilota (legge permettendo). L’autonomia è di oltre mezz’ora

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La ricevente 4G del nuovo ANAFI

Sarà deluso chi pensava a un ritorno di Parrot nel settore consumer: nelle parole del CEO Henry Seydoux il nuovo nato viene chiaramente descritto come una macchina professionale, “This drone is to do jobs” dice subito a scanso di equivoco nel suo inglese fluente ma molto francesizzato, il che lo rende facilissimo da capire per noi italiani. “Un drone in cui abbiamo messo più intelligenza e più features per l’uso da parte dei professionisti”. Il risultato è una macchina costruita intorno a un link radio 4G, “per rendere la connessione tra il drone e il suo pilota molto più sicura” spiega.La radio, SkyController 4, ha comunque una consueta radio WiFi utile anche nel caso in cui non ci sia la connessione 4G.  Inoltre, aggiunge il CEO,  “il 4G permette di volare attorno a edifici o in ambienti molto ‘rumorosi’ dal punto di vista dei disturbi elettromagnetici, e volare a qualsiasi distanza dal pilota” anche se poi naturalmente non si potrà fare nelle Open, ma – e qui siamo pienamente in sintonia con Seydoux – il mondo non finisce certo con le Open: “Dove il BVLOS è autorizzato, ANAFI Ai cancella le distanze” dice. Sempre secondo le parole del CEO, “Il 4G di ANAFI Ai funziona com qualsiasi configurazione di rete, e accetta qualsiasi SIM card“, che va inserita nel cellulare o tablet usato per il controllo della macchina.

Gli occhi del nuovo Anafi

Abbiamo lavorato a lungo e investito molto nella camera” dice ancora il CEO.  La camera ha 14 EV di range dinamico in modo HDR10, con sensore da 48 megapixel, che Seydoux sintetizza così: “I video con i droni sono difficili perché molto spesso ha troppa differenza tra cielo e soggetto. Con DHR10, possiamo ottenere un range dinamico con un colore molto buono sia  cielo sia  terra”. La camera è  accoppiata a un gimbal che, come è tradizione in casa ANAFI, ha un tilt di +/- 90°.

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“Il sensore è da 48 megapixel” spiega ancora Seydoux, “che insieme allo zoom (digitale) 6x permette di distinguere dettagli di 1 cm da 75 metri di distanza“. Quanto alla gimbal, come abbiamo visto ha un movimento di +/- 90°é, che permette di guardare direttamente sopra o completamente sotto al drone, abbastanza stabile da consentire scatti perfetti anche con un vento fin quasi a 13 metri al secondo (circa 45 km/h)

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Il gimbal porta due camere, anzi tre: quella principale (al centro) e un sistema di due stereocamere, che consentono (ed era ora) un preciso sistema di evitamento degli ostacoli. Finalmente c’è arrivata anche Parrot a capire che è da incoscienti pensare di fare volo automatico senza che il drone possa rilevare almeno quello che ha davanti al naso, e questa gravissima mancanza finalmente risolta ci è sempre sembrata il vero, grande limite di Parrot, specialmente nel campo del volo professionale.

Parrot in passato è stata fantasiosa (siamo generosi) nel spiegare come mai era  indietro rispetto ai concorrenti nella sensoristica: ancora ricordiamo l’arrampicata sui vetri dei responsabili Parrot quando cercavano di spiegare come mai l’ANAFI prima versione, quello consumer,  non aveva i sensori, questione chiusa con uno sprezzante “perché la responsabilità è del pilota, siamo stufi di vedere droni sbattere contro l’albero di Natale“. Chi aveva pronunciato tale perla non lavora più in Parrot, mentre oggi Seydoux spiega che “non servono sensori laterali, ci siamo come sempre in Parrot ispirati alla natura, e noi non abbiamo sensori sul corpo quando ci muoviamo, ci bastano i due occhi, e cos’ì abbiamo fatto sull’ANAFI Ai, che usa le due camere e l’intelligenza artificiale per evitare gli ostacoli in ogni direzione”. Ok, in attesa di sentire vil parere degli utenti la prendiamo certamente per buona, se non altro come premio alla creatività. Nel video in cui Seydoux mostra come le stereocamere ricostruiscono in 3D l’ambiente dove vola il drone però non possiamo non notare che il drone si sposta esclusivamente in avanti, ma come sappiamo un drone può volare in qualsiasi direzione.

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Fotogrammetria con un clic

E veniamo al piatto forte, quello per cui ANAFI Ai è nato: “Questo drone è fatto per l’aerofotogrammetria, è fatto per il mapping” dice Seydoux.  E per questo, assicura il CEO, “abbiamo reso la fotogrammetria il più facile possibile: la fotogrammetria con un clic“. Nel caso delle costruzioni, ciò significa che basta selezionare col dito l’edificio da mappare e il piano di volo viene calcolato automaticamente dal drone. “Non c’è bisogno di uno specialista, chiunque può ottenere il risultato, con i 48 megapixel della camera si ottiene una GSD (Ground Sample Distance) di 0,46 cm/pixel volando a una distanza di 30 metri”. E per dimostrarlo ci fa vedere una spettacolare rendering dell’intera Positano mappata con l’ANAFI Ai. Resa possibile anche dalla velocità di acquisizione, 1 frame al secondo, che Parrot rivendica essere veloce il doppio di qualsiasi altro drone sul mercato. E, precisa ancora il CEO, “le immagini acquisite sono compatibili con qualsiasi suite di fotogrammetria sul mercato”. Ma naturalmente l’idea è quelle di usarlo con la suite Parrot, Pix4D: in questo caso, durante il volo il drone invia le immagini direttamente al Pix4DCloud, naturalmente tramite Internet (altro uso non banale della rete 4G, ndr) con un gran risparmio di tempo, non occorre più prendere i dati dalla SD Card per darli in pasto al software.

polizza temporanea assicurazione per lavoro con i droni

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Robot volante

Per le esigenze di integrazione più complesse, e realizzare missioni personalizzate sofisticate, Parrot ha previsto la possibilità di scrivere direttamente codice nel drone stesso, attraverso Parrot SDK. Insomma, si può scrivere direttamente codice C o Phyton nel drone, con accesso ai sensori, alla camera, all’IMU eccetera, comprese tutte le funzioni del pilota automatico. E naturalmente di testarle prima del volo  (ehm, consigliassimo) con il simulatore Sphinx

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A proposito di software, quello della Ground Station è Open Source, e si chiama OpenFlight. “Abbiamo freso Open source la nostra applicazione principale” spiega Seydoux, “così ogni sviluppatore professionista, o qualsiasi studente, può modificare l’applicazione Parrot allo stato dell’arte, e accedere all’ecosistema Parrot, che comprende gestione della flotta, mission planning avanzato, piattaforme di public safety, surveying e mapping,

Cybersecurity e Privacy

Parrot deve molto ai dubbi americani sulla sicurezza informatica dei droni cinesi, tanto da aver partecipato a programmi della Difesa americana. E riversato molto del know how acquisito nel drone civile Anafi USA, che ha contribuito non poco a mettere in sicurezza i conti dell’azienda Parigina. Ovviamente questo DNA è arrivato anche ad ANAFI Ai, che Parrot rivendica essere Cybersecurity by Design. “la sicurezza informatica è progettata nel cuore dell’ANAFI Ai” dice il CEO. “A cominciare dal WISeKey Secure Element embedded nei chip, basate su chiavi di sicurezza pubbliche e private in modo da crittografie ogni operazione, a prova di hackeraggio o accesso non desiderato”. Ogni sviluppatore deve firmare digitalmente il suo codice prima che possa entrare nel drone, e il drone stesso richiede autenticazione forte per il binding sulla rete 4G. “Solo tu puoi usare il tuo drone, e nessun altro ci può accedere, la comunicazione tra il drone e il cellulare è crittografata” spiega Seydoux. Anche le immagini riprese dal drone vengono taggate, per garantire sia che non possano essere modificate sia che siano state riprese dal pilota, finché non vengono definitivamente registrate.

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“Cosa molto importante, Parrot segue il GDPR (cioè il codice europeo sula privacy) ” dice ancora il CEO. “Facciamo molta attenzione ai dati dei nostri clienti, e rendiamo disponibile il nostro codice alle organizzazioni di controllo, in modo da assicurare che non ci siano bachi o funzionalità nascoste”.

E dunque?

immagine di Schermata 2021 06 30 alle 18.16.18Sicuramente ANAFI Ai è un drone innovativo, specialmente per la rete 4G che annulla le distanze (legge permettendo) ma soprattutto gli ostacoli che possono frapporsi tra drone e Ground station, dal design intrigante – forse un filo barocco, con quel gimbal dorato, ma i gusti son gusti, finalmente dotato almeno dei sensori anticollisione frontali, aperto, sicuro e intelligente. Un drone specializzato per il volo automatico, BVLOS e con la vocazione dell’aerofotogrammetria. Il prezzo finora non lo sappiamo, però sarà disponibile nel secondo semestre del 2021, quando e quanto costerà  lo scopriremo presto. Relativamente leggero – meno di 900 grammi, cioè significa che quando avrà il marchio OpenCE (oggi ovviamente non ce l’ha, come nessuno può averlo non esistendo ancora)  potrà volare in C1, in città e sulla gente, con il solo attestato A1-A3, e non è affatto poco.  Parrot sostiene che è pronto al volo in un minuto, resistente alla pioggia (e pure questo non è male, viste le passate disavventure del concorrente cinese). Molto bello anche il radiocomando, erede della tradizione SkyController, che consente di usare grandi telefoni o piccoli tablet. 

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