Droni anti ghiaccio al servizio della Royal Navy

Un velivolo senza pilota, stampato in 3D, impiegato nelle missioni in Antartico per fornire assistenza alla navigazione evitando blocchi galleggianti di ghiaccio, al servizio di Sua Maestà.

Non è la prima volta che vengono usati droni comandati remotamente per aiutare le imbarcazioni a districarsi nei pericolosi mari quasi perennemente invasi dal ghiaccio. In passato sono stati usati multirotori: perlopiù quadricotteri o esacotteri che per questioni di autonomia di volo, le temperature basse non favoriscono una lunga permanenza in volo rendendo molto più scarsa l’erogazione di energia fornita dalle batterie a polimeri di litio, sono stati usati solo per ricognizioni a corto raggio.
La scelta di un drone ad ala fissa è quasi obbligatoria, nonostante le avversità dovute alle fasi del decollo e dell’atterraggio che potrebbero rivelarsi un problema se tali attività vengano svolte a bordo di imbarcazioni con dimensioni contenute.
Il lancio tramite catapulta, risolve il primo problema, mentre per l’atterraggio, anzi per l’ammaraggio ci si rivolge alla fisica e alle modalità costruttive del velivolo.

Sulsa trial

Realizzato con materiali espansi, molto leggeri e che favoriscono un sicuro galleggiamento, il drone denominato SULSA, un acronimo che deriva da Southampton University,Laser Sinterizzato Aircraft con una apertura alare di 1,5 metri è composto di quattro pezzi che possono essere assemblati senza attrezzi e conoscenze specifiche.
I primi voli di test furono svolti nel luglio 2015 e ad aprile 2016 un ulteriore e significativa prova è stata conclusa con successo.

Personale della HMS Protector's durante il recupero del drone SULSA

Risultati del test molto positivi quindi: “Sono molto contento del risultato ottenuto dai piccoli veicoli aerei senza equipaggio dalla HMS Protector” – ha detto il commodoro James Morley, Vice Capo di Stato Maggiore della Marina Militare inglese – “Tutta la squadra ha superato ostacoli significativi per dimostrare l’enorme utilità di questi velivoli per la sorveglianza a prezzi accessibili  per favorire la ricognizione aerea dalle navi anche nel difficile contesto dell’ambiente dell’Antartide.”

fonte e foto (c) southampton.ac.uk

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