L’idea è intrigante, ma le difficoltà son tante, a cominciare dal piccolo dettaglio che gli organi artificiali – ahinoi – ancora non esistono, per ora i clienti di Lung Biotechnology devono accontentarsi di organi animali geneticamente modificati. E anche se esistessero, prima che le organizzazioni internazionali della sanità li renderanno usabili nella prassi ospedaliera passeranno anni, quindi il trasporto è proprio l’ultimo dei problemi.

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un cuore di maiale geneticamente modificato per essere trapiantato in un corpo umano (Chris Maddaloni/Nature)
 

Oltre all’organo, anche il drone dovrà aspettare: al momento non è nemmeno lontanamente pensabile che una macchina del genere possa volare negli Stati Uniti, mentre paradossalmente in Italia secondo il regolamento ENAC un volo del genere in città sarebbe legalmente fattibile, ma non è certo il nostro mercato quello che può far gola alla startup statunitense (e nemmeno al cinesissimo produttore del drone).