Una delle danze più antiche conosciute dall’uomo è probabilmente quella che alcune antiche tribù indigene praticavano per interrompere la siccità e favorire la pioggia permettendo la sopravvivenza delle piante destinate al raccolto.
Migliaia di anni più tardi la tecnologia più avanzata permette di intervenire nei cieli e indurre la creazione di nuvole in modo da ottenere una pioggia “on demand”, un sistema che alcuni Paesi, tra cui Stati Uniti, Australia, Cina, Russia e persino la nostra stessa Italia hanno testato per la prima volta molti anni fa.
Droni per il Cloud Seeding
L’espressione tecnica è “Cloud Seeding” (potete approfondire qui su Wikipedia), ossia “Inseminazione delle nuvole” e consiste nell’intervenire in quota per alterare le naturali dinamiche di formazione ed evoluzione delle nuvole, interferendo con esse allo scopo di favorire le precipitazioni atmosferiche. Queste attività riguardando più comunemente lo spargimento nelle nubi di sostanze chimiche destinate a fungere da nuclei di condensazione, ma possono consistere anche nel rilascio di scariche elettriche.
Storicamente queste inseminazioni sono state effettuate rilasciando le sostanze in quota attraverso l’uso di aeroplani o razzi, ma in tempi più recenti sono i droni che si stanno affermando come i dispositivi più appropriati, perché garantiscono precisione e al tempo stesso evitano il coinvolgimento, e quindi l’esposizione al pericolo, del personale nelle missioni.
Emirati: droni e scariche elettriche per la pioggia artificiale
E sarebbe proprio “Cloud Seeding”, come riporta il Dailymail, il sistema grazie al quale gli Emirati, dove nei giorni scorsi la temperatura massima è salita fino ai 50°C) sono stati interessati da precipitazioni tanto intense quanto “miracolose”, se consideriamo che si tratta di una delle dieci zone del pianeta caratterizzate dalla più bassa piovosità.
La pioggia è stata ottenuta grazie a un sistema basato su una ricerca dell’università inglese di Reading. In sostanza, nel momento in cui si creano in cielo le giuste condizioni atmosferiche (generalmente nubi convettive in formazione) il drone vola in quota per rilasciare tra le nuvole delle scariche elettriche che favoriscono l’unione delle singole particelle di droplet tra loro, contribuendo quindi a formare vere e proprie gocce di pioggia più grandi e pesanti che a questo punto cadono a terra.

Questo ed altri test di Cloud Seeding fanno parte di una serie di progetti di ricerca varati dal governo degli Emirati già nel 2017 con un finanziamento iniziale di 15 milioni di dollari.




