La regola di base è semplice, e cioè che maggiore è la velocità di un drone, più complicato diventa evitare accuratamente un ostacolo: ecco perché gli incidenti durante le gare di fpv sono più frequenti della norma (ma anche molto più spettacolari).
Difficile trovare un’eccezione a questa norma, ma gli ingegneri aerospaziali del MIT, il Massachusetts Institute of Technology, hanno ideato un nuovo algoritmo che sembra in grado di alzare ulteriormente l’asticella della velocità massima alla quale un drone può continuare con successo a schivare gli ostacoli fisici e a girargli intorno.
I droni allenati dal nuovo algoritmo, che combina simulazioni in cui i droni superano ostacoli virtuali con i dati raccolti nei test reali in cui sullo stesso percorso superano ostacoli in carne e ossa, sono più veloci del 20% rispetto ai velivoli che si basano sugli algoritmi di volo tradizionali. L’aspetto più interessante, però, è che col nuovo algoritmo i droni non vanno semplicemente più veloci lungo tutto il tragitto perché sanno meglio come superare ogni ostacolo. In alcuni del percorso, ad esempio, risultano persino più indietro rispetto al concorrente, perché magari scelgono di rallentare di più per affrontare una curva complicata o risparmiare energia, salvo poi recuperare premendo sull’acceleratore subito dopo.
In generale, dunque, è la gestione più efficiente delle traiettorie e della velocità istantanea in ogni punto del percorso il segreto del nuovo algoritmo, un elemento che già poco tempo fa aveva permesso all’intelligenza artificiale di battere finalmente i migliori piloti umani di fpv su un circuito di racing.
“Ad alta velocità l’aerodinamica è così complessa che è difficile da simulare, così usiamo esperimenti nel mondo reale per riempire questi buchi neri per scoprire, ad esempio, che potrebbe essere meglio rallentare prima per essere più veloce dopo”, conferma Ezra Tal, uno studente laureato al MIT’s Department of Aeronautics and Astronautics.
E ovviamente non si tratta solo di essere veloci sui circuiti di drone racing, perché droni più veloci ma altrettanto capaci di muoversi in ambienti complessi senza colpire gli ostacoli risultano molto utili anche in situazioni molto diverse, come ad esempio la ricerca e soccorso dopo un disastro ambientale in cui le operazioni spesso riguardano scenari che si svolgono tra i resti di edifici distrutti.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sull’International Journal of Robotics Research e potete trovarli qui: https://journals.sagepub.com/eprint/SJZWUQV2SVJHURHTMSMZ/full .
Fonte: https://news.mit.edu/2021/drones-speed-route-system-0810




