Rumore: la grande sfida dei droni nella Mobilità Aerea Urbana di domani

È ormai diverso tempo che sentiamo parlare degli innovativi servizi che droni taxi e droni cargo forniranno in futuro nei cieli delle nostre città. L’idea di assaggiare presto questa fetta di futuro è eccitante, ma la verità è che l’obiettivo sembra più vicino di quanto non sia in effetti. Perché è vero, esistono già dei prototipi che hanno traportato con successo passeggeri e merci, a volte persino con risultati sorprendenti rispetto all’efficienza propria dei sistemi tradizionali di trasporto, ma al di là delle sperimentazioni la grande domanda è: siamo pronti ai velivoli che sempre più numerosi affolleranno le nostre città?

La questione è molto complessa e non può essere liquidata banalizzandola nel confronto tra persone giovani, amanti della tecnologia, e “vecchi dinosauri”, perché al di là delle sensazioni che ognuno di noi può avere, rispetto all’idea della Urban Air Mobility o Advanced Air Mobility, l’impatto nella realtà sarà ovviamente diverso.

Sotto questo aspetto uno degli elementi chiave, spesso lasciato da parte quando si parla di Mobilità Aerea Urbana, è il rumore. Già, perché oltre al progresso della tecnologia e alle modifiche normative che dovranno garantire la nostra sicurezza, le eliche ronzanti di questi velivoli produrranno inevitabilmente dei suoni. Suoni che al giorno d’oggi è molto raro avvertire sopra le nostre teste.

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Il rumore prodotto da droni taxi e droni corrieri è uno dei tre aspetti negativi principali legati alla UAM, e proprio per questo è stato oggetto dello studio Easa rivolto l’anno scorso a diversi cittadini europei sui servizi collegati alla UAM. Venti persone parteciparono ad un esperimento acustico a porte chiuse, in un laboratorio professionale con suoni 3D, dove furono esposte a differenti tipi di rumore (e poi a differenti distanze) aggiunti al comune sottofondo di rumori urbani (circa 55 dBA). In quell’occasione i droni corrieri o taxi risultarono nettamente distinti rispetto alle altre fonti di rumore, specie rispetto agli autoveicoli, e portando il volume a livelli alti vennero spesso giudicati come “fastidiosi”. Cosa che non sorprende affatto, se già oggi si registrano numerose segnalazioni di disturbo provenienti dalla popolazione in seguito al passaggio di aerei o elicotteri.

E con l’aumento dei velivoli queste segnalazioni non potranno che aumentare, ed ecco perché il rumore prodotto dai droni rappresenta una delle principali sfide della UAM. Di certo a livello tecnologico, perché nuovi design cercheranno di ridurre i decibel prodotti dalle eliche e/o dai motori, ma anche normativo e politico, perché tutti gli attori del settore dovranno capire cosa far volare, dove farlo volare e quando. Una corretta informazione verso la massa potrà essere di grande supporto, perché il fastidio derivante del rumore è percepito in modo diverso se a produrlo è un drone corriere che trasporta una pizza o un suo collega che invece è in viaggio per consegnare al vicino ospedale degli organi per delle persone che aspettano un trapianto immediato. Al resto, infine, ci penserà pian piano la nostra cara alleata: l’abitudine.

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