Sud Corea: Drone nordcoreano viola lo spazio aereo vicino l’ufficio presidenziale

È ormai da alcune settimane che si susseguono le notizie sulle invasioni dello spazio aereo della Corea del Sud da parte di droni appartenenti alla Corea del Nord. La nuova e più recente escalation al confine tra le due nazioni è iniziata lo scorso dicembre, quando il governo della Corea del Sud ha dichiarato di aver rilevato l’intrusione da parte di 5 droni di Pyongyang, uno dei quali si sarebbe spinto fino alla periferia nord della capitale Seoul. In quell’occasione, tra l’imbarazzo generale, le forze armate sudcoreane non sono riuscite ad abbattere nemmeno uno dei 5 velivoli, poi rientrati nello spazio aereo nordcoreano.

Nei giorni scorsi, invece, una fonte anonima del governo ha rivelato che un altro drone da ricognizione proveniente dalla Corea del Nord è arrivato molto vicino all’ufficio del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, non solo violando nuovamente lo spazio aereo nazionale, ma volando all’interno di un’area interdetta per evidenti motivi di sicurezza, la “P-73”, che si estende con un raggio di 3,7 km proprio a partire dagli edifici sensibili.

Tornano quindi a tenere banco, sul piano internazionale, non solo le tensioni rinnovate tra due Paesi che rappresentano da sempre due punti “caldi” nel panorama geopolitico internazionale, ma anche e soprattutto i droni militari, anche se in questo caso non armati, che vengono sempre più spesso impiegati, in modo calcolato, come strumenti di provocazione o mera dimostrazione di superiorità nei confronti della sovranità di un altro Paese, fingendo che l’assenza del pilota a bordo possa in qualche modo deresponsabilizzare lo stato mandante o comunque attenuare la violazione dello spazio aereo di un’altra nazione.

Ad ogni modo, di fronte a quest’ultimo episodio, il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol ha fatto sapere attraverso la sua portavoce Kim Eun-hye che, di fronte ad un’ulteriore invasione dello spazio aereo nazionale da parte della Corea del Nord, sarà pronto a porre fine all’accordo del 2018 tra i due Stati (siglato dal suo predecessore e da lui criticato in più occasioni), in base al quale entrambe la parti sarebbero tuttora formalmente impegnate ad evitare attività militari ostili lungo il confine.

Fonte: Agenzia Nova

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