Aeromodellismo, droni, campi di volo: Scommessa con il Futuro

LinkLoss– di Sergio Barlocchetti

Mi sono letto lo schema di manuale delle operazioni proposto da Enac per i club e le associazioni dilettantistiche, dove vanno anche i dronisti. Non volevo credere a quanto scorreva sotto i miei occhi, ma poi mi sono ricordato che questa follia nasce dalla legge CE 2019/947, che ritengo una delle peggiori mai partorite dalla Comunità europea a proposito di aviazione, con la complicità di EASA e del giro di soliti noti operatori che fanno lobby tra loro.

 

Ai capitoli 1 e 2 nulla di strano, salvo che in ambito ludico debba esistere un Accountable Manager che dichiari e firmi il manuale, inclusa la politica della sicurezza. Roba che fino a qualche tempo fa non avevano neppure le scuole di volo, eppure abbiamo sempre volato, anche più di oggi, e con lo stesso numero di incidenti.
Nel secondo capitolo fa una certa impressione l’organigramma, perché applicato a un’associazione ludico sportiva di aeromodellisti, che non è una compagnia aerea, lascia quell’amaro in bocca e, sotto sotto, fomenta la nascita del quesito fondamentale: ma ci credono davvero o ci stanno prendendo in giro?

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Sergio Barlocchetti – giornalista – Esperto di UAV e comparto aeronautico

Più utile, invece, è la parte nella quale vengono valutate le condizioni meteorologiche e la sicurezza dell’area, coerenti con il dover segregare un’attività che prima era un simbolo di libertà trasformandola in un circolo chiuso perché su cento aeromodelli dieci sono droni e due piccoli jet.
Ma il massimo della tristezza l’ho provata con la “Procedura per la formazione ricorrente dei piloti e del personale a terra”, che sono certo che nella mente (insana) di qualche burocrate prelude a un numero minimo di ore volo da dover “loggare” come per le licenze di volo, ma per un “coso” a due canali fatto di polistirolo. Insomma: non avrò, per primo, più la possibilità di costruire un aeromodello sperimentale e farlo schiantare a cuor leggero nel fare i miei esperimenti. Peccato.

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Le “Procedure nel caso di conflitti di traffico” mi fanno tanto pensare a quello dell’aeroporto Hartsfield-Jackson di Atlanta, ma forse il tutto è soltanto un modo altisonante per gore che rispetto al vento si gira tutti dalla stessa parte.
Ed è questo il drammatico: che ormai “si giri” e basta, tipo pesci nell’acquario che transitano davanti al luogo dove casca il cibo.

Tracciano poi un quadro desolante il “Registro delle operazioni e della “formazione iniziale e dell’addestramento ricorrente dei piloti”, nonché la Segnalazione inconvenienti e incidenti di volo” che già si fa fatica ad attuare per il settore ultraleggero, figuriamoci per l’aero-drone modellismo.
Infine, ecco l’immancabileflotta dichiarata”, la lista degli aeromodelli e l’elenco dei piloti associati, vedi mai che in un club aeromodellistico si annidi una nuova loggia massonica pericolosissima.

E tutto questo senza un solo singulto di protesta dell’ente che per legge, e con soldi nostri, dovrebbe promuovere l’aeromodellismo in questo Paese: l’Aero Club d’Italia. Si, proprio quello che invece, quando vinciamo una medaglia, ne rende notizia con orgoglio sui canali social.
Perché vedete, alla fine il giudice severo non sono certo io che scrivo con riso amaro tra video e tastiera, o che – lo ammetto – se faccio volare qualcosa vado comunque fuori dalle riserve indiane dei pericolosissimi “Seminole”, unica tribù che non firmò mai alcuna resa. Il vero giudice, dicevo, non sarà EASA né ENAC, bensì il tempo.

E conoscendo gli umani, tra un paio d’anni sua figlia statistica dirà che il numero d’incidenti sarà stato lo stesso di prima delle riserve indiane.
Allora avremo la prova che la sicurezza non sta nella carta ma nella mentalità. E che tutto questo è pura follia perché cerca di razionalizzare ciò che razionale non è mai completamente: l’essere umano. Fate le vostre puntate…

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