I droni sotto i 250 grammi senza marchio di classe voleranno ancora in città l’anno prossimo?

DI FURIO BERNARDINI

Furio Bernardini, lettore di DronEzine e aurore dei manuali gratuiti “Il manuale dell’Hobbista” e “Regole per gli hobbisti” editi da DronEzine, fa interessanti riflessioni su quello che potrebbe succedere ai droni sotto i 250 grammi senza marchio di classe C1 dopo Capodanno. Ricordiamo che al momento i droni sotto i 250 grammi con marchio di classe sono solo 3,  e tutti DJI: Mini 2 SE, Mini 3 e Mini 3 Pro. L’elenco aggiornato si trova sul portale EASA

immagine di C0

In verità, apparentemente per tutti i droni sotto i 250 grammi, quando il 1 gennaio 2023 entrerà pienamente in vigore il regolamento ENAC non dovrebbe cambiare nulla, anche se non hanno il marchio C0. A prima vista sul punto EASA è molto chiara. Ma solo in apparenza:

Dopo il 1 ° gennaio 2024, puoi ancora pilotare il tuo drone senza etichette di identificazione di classe, tuttavia, solo nelle seguenti sottocategorie di operazioni, per le quali devi rispettare pienamente:

sottocategoria A1 quando il peso massimo al decollo (MTOM) del drone è inferiore a 250 g;
Sottocategoria A3 quando il peso massimo al decollo del drone è inferiore a 25 kg.

Quindi se è chiarissimo che i droni sopra i 250 grammi voleranno solo in A3, in campagna dove non c’è nessuno, tutti ci aspetteremmo che i droni sotto i 250 grammi potranno essere ancora usati in città, senza sorvolare le persone o peggio gli assembramenti, come fanno oggi. Ma il diavolo sta nei dettagli, e il dettaglio diabolico è la parola MTOM invece che semplicemente “Peso massimo al decollo”. Una piccola differenza che ha conseguenze enormi e pericolose.

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Parrot Anafi, poco più di 300 grammi: per lui nessuna speranza, dal 1 gennaio volerà solo in A3, come se pesasse 25 chili, mentre oggi può volare in C1, quindi in città e vicino alle persone, sfruttando le possibilità offerte dalla Open Limited che andrà in pensione il 1 gennaio prossimo

 

Addio alle Open Limited

Dal 1 gennaio 2024 dunque ci sarà una ulteriore svolta nel mondo dei droni, e spariranno le limited open category. Le limited open category, consentivano ai droni privi di certificazione di classe o privi della dichiarazione del costruttore del mtom (massa operativa al decollo) di volare nelle anche in città, se in possesso dei relativi attestati di competenza e in base al peso del drone.

Senza annoiarvi con il ripetere le norme e gli articoli dell’ormai conosciutissimo regolamento europeo, a cui anche l’Italia si dovrà adeguare, diciamo che dal 2019, si sapeva che tutti i droni privi di certificazione europea, dal 1 gennaio 2024 avrebbero potuto volare nelle Open category nella sottocategoria A3.

Recentemente però è emerso un particolare che ha allarmato numerosi hobbisti, ovvero si è notato che il regolamento europeo prevede che i droni, non certificati, che sul manuale di volo (nel caso degli hobbisti il libretto di istruzioni) non hanno dichiarato il mtom (ovvero la massa operativa al decollo) non potranno più volare nelle open category, ma solamente nella categoria specific. A questo punto si è creato un po’ di panico, in quanto salvo rare eccezioni, tutti i droni prodotti e venduti ad oggi, non hanno né certificazione UE, ma soprattutto non hanno sul libretto di istruzioni la massa operativa al decollo dichiarata. Numerosi youtuber e numerosi professionisti del settore, hanno comunque invitato a non preoccuparsi, in quanto sostengono che la normativa verrà modificata e anche i droni privi della dichiarazione del mtom potranno continuare a volare in A3.

Ma se questo non accade? Dovrete gettare nel bidone dell’immondizia il vostro vecchio drone? Dovrete prendere un attestato specific con costi notevoli che un hobbista magari non può sostenere? O forse ci sarà la speranza di poter svendere il drone a un professionista qualora fosse interessato?

Un po’ preoccupato di questa questione, avendo acquistato io stesso un drone un po’ datato da una delle aziende produttrici leader nel settore, (attenzione, ormai ogni anno si producono nuovi droni, per cui anche recenti sono usciti di produzione), ho iniziato a documentarmi e informarmi sulla questione. Ho appreso dunque che perlomeno qualche azienda produttrice, provvederà a aggiornare i firmware dei droni le cui caratteristiche tecniche rientrano nei parametri richiesti dal regolamento europeo, dopodiché i possessori potranno richiedere la certificazione retroattiva.

Perché i produttori non dichiasano la MTOM nel libretto di istruzoni? Aiuterebbe moltissimo

Ma per i droni non certificati? Dato che il mio drone non potrà essere certificato perché le sue caratteristiche tecniche non lo consentono, mi sono detto che la cosa più semplice, sarebbe stata quella dell’inserimento del mtom nel libretto di istruzioni da parte dell’azienda costruttrice. Un libretto di istruzioni, che per gli hobbisti diventa manuale di volo, può essere tranquillamente distribuito on-line e essendo io ignorante in materia, non ci vedevo una grossa difficoltà da parte dell’azienda a provvedere in tal senso. Per cui, dato che nel 2019, quando il regolamento europeo introdusse la certificazione di classe, mi ero rivolto al supporto dell’azienda da cui avevo acquistato il drone, ottenendo rassicurazioni sul futuro dell’aeromobile, mi sono rivolto nuovamente al supporto per risolvere la situazione. Ho quindi domandato al supporto se avrebbero provveduto a fare la dichiarazione del mtom, dato che il mio drone non poteva essere certificato. Il supporto dell’azienda, che nel 2019 mi aveva detto di non preoccuparmi, che l’azienda era seria e non avrebbe mai lasciato a piedi i loro clienti, ha introdotto il discorso spiegandomi che il drone per le caratteristiche tecniche che aveva non poteva ottenere una certificazione di classe retroattiva.

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Ok, lo capisco, ma io chiedevo se era possibile dichiarare il mtom. Il supporto mi rispondeva che anche tante vecchie automobili, quando cambiavano le leggi, non potevano più circolare in strada, per cui non era colpa loro. Non capivo, cosa c’entravano le automobili, forse anche per le automobili serve la dichiarazione della massa operativa alla partenza? Tornavo a domandare ulteriori spiegazioni e mi dicevano che comunque, secondo le loro statistiche, la vita di un drone era stimata in quattro/cinque anni, poi per l’usura si poteva tranquillamente buttare nella spazzatura. Si parla di loro statistiche, io posseggo un drone da quattro anni e ha solo 14 ore di volo, posso garantire che a oggi funziona benissimo.

Dopo tutto questo tergiversare, spiegavo che il loro supporto nel 2019 mi aveva dato delle garanzie, e aveva promesso di risolvere anche un’altra questione che avevo posto, di fatto anche questa disattesa. La risposta era che non era possibile che loro personale avesse affermato queste cose e mi è stato chiesto con chi avevo parlato. La cosa mi ha fatto sorridere, in quanto i colloqui avvengono via chat e non si sa con chi si interloquisce. Ho comunque domandato se era così complicato dichiarare il mtom e non mi hanno più risposto.

Dato che non sono un tecnico, sono ignorante nella materia e dato l’atteggiamento dell’azienda che non era limpida e era molto evasiva nello spiegarmi che non era possibile dichiarare il mtom, ho pensato di rivolgermi all’ IA, per capire se la cosa era fattibile. Ecco la risposta dell’ IA dove spiega cos’è il mtom:

Come si calcola i mtom di un UA

La massa massima al decollo (MTOM) di un velivolo a pilotaggio remoto (UA) è la massa massima che il velivolo può raggiungere durante il decollo. È un parametro importante per la progettazione e il funzionamento di un UA, poiché determina la quantità di carico utile che può trasportare.

La MTOM di un UA è determinata da una serie di fattori, tra cui:

  1. Il peso massimo consentito della struttura
  2. La potenza del motore.
  3. La superficie alare
  4. Il coefficiente di portanza

Per calcolare la MTOM di un UA, è possibile utilizzare la seguente formula:

MTOM = Peso massimo consentito della struttura + Peso del motore + Peso del carburante + Peso del carico utile

Il peso massimo consentito della struttura è determinato dal produttore del velivolo e rappresenta la quantità massima di peso che la struttura può sostenere senza deformarsi o rompersi. Il peso del motore è determinato dal produttore del motore e rappresenta la quantità di peso che il motore può sollevare. Il peso del carburante è determinato dalla capacità del serbatoio del carburante e rappresenta la quantità di carburante che il velivolo può trasportare. Il peso del carico utile è determinato dal tipo di carico utile che il velivolo è destinato a trasportare.

Ad esempio, se un UA ha una struttura che può sostenere un peso massimo di 1.000 kg, un motore che può sollevare un peso massimo di 500 kg, un serbatoio del carburante con una capacità di 100 litri e un carico utile di 200 kg, la sua MTOM sarebbe di 1.700 kg.

È importante notare che la MTOM è un valore massimo e che il velivolo non dovrebbe essere mai fatto volare al di sopra di questo valore. Il decollo di un UA al di sopra della sua MTOM può portare a gravi incidenti.

Inoltre, la MTOM può variare a seconda delle condizioni ambientali. Ad esempio, la MTOM di un UA diminuirà con l’aumentare dell’altitudine, poiché la densità dell’aria diminuisce con l’aumentare dell’altitudine.

Avendo quindi ora chiaro come si calcola il mtom, ovviamente tenendo conto che le risposte dell’ IA possono avere comunque delle imprecisioni, non mi è apparso così complesso fare questi calcoli e dichiararli (ma forse mi sbaglio?).

Mi è sorto quindi un legittimo dubbio. Ma queste aziende costruttrici, leader dei settori, hanno interesse solo a vendere prodotti nuovi? Perché nonostante i prezzi esorbitanti dei prodotti che commercializzano, validissimi non lo metto in discussione, mi chiedo però se veramente i loro sforzi sono finalizzati a incentivare il mercato del nuovo. Speriamo quindi in una modifica del regolamento. Traete voi le vostre conclusioni.

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