Ban USA ai Droni cinesi (e non solo): cosa rischia DJI?

Va avanti da anni la lunga telenovela della crociata del governo statunitense contro i prodotti tecnologici provenienti da alcune nazioni, che sono magari sospette, ma che sicuramente sono anche poco gradite all’establishment. Una battaglia che negli anni ha portato il suo focus soprattutto sui droni e soprattutto sull’azienda cinese DJI, che ne è la principale produttrice a livello mondiale, con ripercussioni sempre più gravose anche per il mercato interno USA, visto che le alternative sono poche e più costose.

Il prossimo episodio di questa saga è in programma tra meno di una settimana, il prossimo 12 giugno, quando il Senato americano si accinge a valutare una nuova normativa di rilevante spessore, il “Countering CCP Drones Act” (HR 2864), che mira ad impedire l’ingresso sul mercato statunitense dei nuovi modelli prodotti dall’azienda cinese.

Il Committee on Armed Services ha infatti incluso tale provvedimento nella bozza della National Defense Authorization Act (NDAA) per l’anno fiscale 2025, e ora si attende che un’apposita commissione senatoriale discuta la propria versione del disegno di legge proprio in quell’istante cruciale. Se il provvedimento venisse applicato, potrebbero esserci notevoli ripercussioni che potrebbero addirittura determinare la cancellazione retroattiva delle autorizzazioni precedentemente conferite a DJI dalla Federal Communications Commission (FCC), il che potrebbe significare concretamente l’immobilizzazione in lungo e in largo dei droni già acquistati e tutt’ora in uso sia per fini professionali che amatoriali.

Chiaramente questo è il peggiore degli scenari ipotizzabili, per DJI ma anche per molti americani che già possiedono uno dei suoi droni. Di fronte al consenso ottenuto in pochi anni dal mix di allarmismo e sospetto diffuso dal Governo, che punta il dito contro la presunta insufficiente sicurezza offerta da DJI nei confronti dei dati dei cittadini americani, non si può però dare nulla per scontato, soprattutto alla luce del perdurare del contesto geopolitico attuale.

assicurazione per droni con tutela legale

Dal canto suo DJI, che ha sempre sottolineato quanto i propri dispositivi e i propri sistemi siano in realtà affidabili al 100% per quanto riguarda la sicurezza, propone con forza di non basare il concetto di sicurezza sulla provenienza geografica dei prodotti o dei loro sistemi di funzionamento, ma di creare degli standard di cybersicurezza validi per tutti, ai quali uniformarsi“Invece di basare la sicurezza di un prodotto sul paese di origine, il Congresso dovrebbe fare affidamento sugli esperti per stabilire un elenco chiaro di standard basati sulla performance tecnologica, validi per tutti i produttori di droni. Ciò migliorerebbe globalmente il livello di sicurezza”.

Il gigante dei droni si è anche speso verso i propri tanti clienti americani, chiedendo che questi agiscano prima del termine stabilito per manifestare le loro preoccupazioni, informando i senatori sui possibili impatti che tale misura potrebbe avere su di loro, sulle loro comunità, sulla loro attività lavorativa e sui loro hobby.

Le anticipazioni della prossima puntata della saga ci sono ora tutte, e dovremo tutti attendere il 12 giugno per sapere cosa succederà e se ci saranno colpi di scena.

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