DJI al Senato USA: “I nostri droni non violano la privacy dei piloti”. Ma rischia di fare la fine di Huawei

In una lettera al senato statunitense, DJI nega che i suoi droni violino la privacy dei piloti, inviando in Cina immagini e dati di volo. “Non riceviamo o condividiamo nessun dato dai nostri droni, nemmeno i log di volo, immagini o video, senza il consenso dell’utente” afferma DJI.

Il sospetto che i droni DJI possano spiare i loro stessi piloti, inviando informazioni in Cina, ha creato già in passato difficoltà al gigante cinese, quando il Pentagono aveva proibito ai soldati di impiegare in qualsiasi modo i droni DJI. E il mese scorso una nuova mazzata, un avvertimento del Dipartimento della Sicurezza Nazionale sui problemi di sicurezza dei dati quando si usano droni di fabbricazione cinese (in generale, non rivolto a DJI in particolare), in cui si ipotizzava che i droni commerciali fabbricati in Cina e usati negli Stati Uniti “potrebbero essere usati per rubare dati o infettare reti con malware”. Insomma si profila  l’ombra di una nuova guerra commerciale di Trump, come quella contro Huawei, ma stavolta contro i droni DJI.

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DJI ha sempre smentito queste accuse, e ora sostiene con forza le sue ragioni con una lettera firmata da Mario Rebello, vice presidente di DJI e general anager per il Nordamerica, inviata al  Senate Committee on Commerce, Science, and Transportation, l’equivalente della nostra commissione parlamentare trasporti. Dove afferma che “i dati stanno solo sulla memoria interna del drone e sul device del pilota, quindi DJI non può condividere informazioni che non riceve”. E poi alza la voce affermando che “queste false accuse possono mettere in crisi l’intera industria dei droni negli Stati Uniti”.

Nella sua difesa, DJI ricorda che il pilota può, come misura precauzionale, scollegare il collegamento a Internet se fa voli “sensibili”, che i dati registrati localmente sono crittografati e protetti da password, che DJI ha un “bounty program” che ricompensa gli hacker che scovano bachi nella sua infrastruttura di sicurezza e infine che i clienti americani se vogliono condividere i loro dati li possono trasmettere solo a server cloud basati negli Stati Uniti. Per gli usi governativi, che ovviamente sono ancora più delicati, proprio questa settimana è previsto il lancio dei droni DJI “Government edition”,  che non può accedere a Internet e memorizza i dati solo sul dispositivo. DJI ha lavorato con il dipartimento degli interni degli Stati Uniti per sviluppare questo sistema di sicurezza che ha già superato  due fasi di test.  Basterà a convincere Trump a seppellire l’ascia di guerra?

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