Parrot: addio ai droni giocattolo

Addio Mambo e compagni. Il produttore francese stacca la spina ai suoi droni giocattolo e si concentra solo sull’Anafi e derivati. Un po’ poco per restare a galla in un mercato dominati dai cinesi di DJI

immagine di downloadBasta giocattoli. Parrot esce da un mercato dove in passato ha fatto troppi errori, basti pensare che il primo drone palmare con telecamera, il Mambo, è arrivato solo a fine 2017. Prima di allora i “minidrones” erano semplici giochini volanti (o terrestri, come nel caso dei Jumping) senza possibilità di scattare foto o riprendere video,  quindi in tanti (troppi evidentemente) si chiedevano a che diavolo servissero, noi compresi come scrivevamo in un articolo di due anni fa.

Alla fine Parrot ha gettato la spugna, lasciando ai cinesi il monopolio delle camerette. E a quanto pare non ha più minidrones in magazzino, anche se qualche esemplare potrebbe essere ancora disponibile presso i rivenditori: i collezionisti sono avvisati.

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Viene da chiedersi quale futuro immagina per sé stessa Parrot: una sola linea di prodotto, l’Anafi, basta a giustificare l’esistenza del marchio Parrot, all’interno di un gruppo comunque diversificato che ha la sua punta di diamante nei ben noti droni professionali targati eBee? I numeri sembrerebbero remare contro il marchio Parrot, basti pensare che il settore dei droni consumer, oramai ridotta al solo Anafi, in un anno ha perso ben 20 punti percentuali tra gli incassi del gruppo Parrot: dal 58% del primo trimestre del 2018 si è passati al 38% nel primo trimestre del 2019. Suggeriamo a Parrot di non perdere il treno che tutti i consumatori europei e statunitensi si aspettano, un drone di alta qualità sotto i 250 grammi. Prima che ci arrivi la solita DJI.