UK, in arrivo i droni militari Protector tra meraviglie e perplessità

Dopo una lunga attesa, inclusi i due anni di ritardo e oltre un miliardo di sterline investiti, finalmente diventano concreti i frutti di quanto speso dalla difesa inglese per le armi tecnologiche antiterrorismo. In questo caso parliamo di 16 droni militari americani di ultima generazione (per capirci i pronipoti del Predator), che in patria chiamano SkyGuardian ma che gli inglesi hanno già ribattezzato “Protector“.

Così la Royal Air Force si prepara ad includere nella propria scuderia degli aerei pilotati in remoto, lunghi circa 11 metri, in grado di volare per 40 ore di fila (più del doppio degli attuali Reaper a disposizione della RAF) e che possono essere equipaggiati con missili Brimstone, capaci di colpire obiettivi mobili come veicoli armati, etc.

Costruiti dalla americana General Atomics, i Protector dovrebbero entrare in servizio effettivo dal 2024, venendo operati da un team di 3 professionisti: il pilota, l’operatore ai sensori e il coordinatore della missione. I droni saranno certificati per volare nello spazio aereo europeo e potrebbero essere utilizzati nelle missioni di intelligence della NATO nell’Europa orientale, così come nei cieli inglesi.

Siamo davvero sicuri?

Una possibilità, quest’ultima, che ha fatto subito scattare l’allerta da parte di DroneWars e altre associazioni contrarie all’uso dei droni militari, che hanno approfittato in questi giorni per sottolineare gli oltre 250 droni di grandi dimensioni (per l’appunto, di grandezza come i Predator classe 2 e 3) caduti un po’ in tutto il mondo negli ultimi 10 anni. Il rischio, secondo queste ONG, è che anche in questo caso, sotto la bandiera della sicurezza, si finisca per prendere decisioni che non fanno altro che rendere paradossalmente meno sicura la vita degli stessi cittadini.

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