LinkLoss di Sergio Barlocchetti
Sergio Barlocchetti ci racconta una incredibile richiesta di consulenza da parte di un avvocato.
Potremmo approfittare del fatto che la quasi totalità dei piccoli sistemi aerei a pilotaggio remoto abbia una propulsione elettrica per vendere l’immagine di un servizio comunque a “impatto zero” per la collettività. Niente CO2, neppure rumore, Greta felice.
Invece no. L’operazione specializzata alla quale mi riferisco stavolta non è un matrimonio e neppure l’analisi di vigore del Prosecco, ciò che invece conta è che quello unmanned sia l’unico settore dell’industria aerospaziale per ora non tacciato d’esser inquinante. Neppure più gli alianti si salvano, stante che dalle parti di Bolzano c’è ancora chi vorrebbe proibirne il volo sulle Dolomiti perché il rumore del trainatore disturberebbe il rito di accoppiamento di non so quale specie appartenente alla fauna selvatica. Ci sono persino più aree “P” e “R” con specificati i periodi e gli orari nei quali non bisogna disturbare le coppie. Sorrido al pensiero che cotanta delicatezza non sia riservata anche agli umani, stante che chi abita accanto allo stadio come ai luoghi deputati per i grandi concerti potrebbe sentirsi proprio come i caprioli alpini, chessò, fare denuncia per aver perso la concentrazione proprio sul più bello.
Non scrivo queste righe per caso, bensì perché l’altro giorno sono stato contattato, in qualità di dotto (aiuto…), da un avvocato civilista che mi chiedeva un parere, diciamo, tecnico. Convocato presso lo studio, uno di quelli importanti nel centro di Milano, con ascensore anni Venti, parquet scricchiolante, odore d’incenso e segretaria di tailleur scuro e tacco dodici, non nascondo che ero anche un po’ intimorito. Più che altro perché al telefono nulla mi era stato anticipato.
Accadeva che il suo cliente aveva chiamato in causa un vicino di casa e di giardino reo di aver sorvolato l’alta siepe che divide le proprietà confinanti e (ma questo poi è stato smentito dando la colpa al vento), ed aver ripreso l’uomo in compagnia di una donna, entrambi in tenuta “nature”, proprio mentre l’uno era ormai prossimo… all’atterraggio. Il ronzio e la vista dell’oggetto avrebbero spaventato, fatto gridare la donna e costretto lui all’immediata riattaccata. Il drone, di per sé innocente, pare sia stato richiamato dal teatro operativo e fatto sparire, ma ormai la frittata – pardon, la ritirata – era fatta.
La causa non è stata accesa in quel momento, ma successivamente, quando l’amante si è presentato (vestito, stavolta), alla porta del vicino per chiedere conto del filmato del drone, ricevendo l’ovvia risposta “non esiste alcun filmato”.
A parte trattenere le risate e indicare all’avvocato ove reperire le norme per chiarire se il pilota poteva o meno volare in quell’area (c’è poco da fare), ascoltavo l’azzeccagarbugli fare ragionamenti sul fatto che il rumore del drone fermo per aria a circa venti metri dall’erba (secondo voi, durante un coito coinvolgente, l’avreste visto e sentito? Potrebbe dire molto sull’effettivo coinvolgimento di lei..), dicevo, il rumore avesse spaventato la donna al punto di bloccare il movimento, e quindi anche lei voleva giustizia per il mancato piacere.
Soffocando la ridarella ho anche richiamato alle aree P ed R di cui sopra per far capire l’assurdità della faccenda. Mi chiedeva, il legale, mentre la segretaria allungava un caffè: “Secondo lei è un ronzio tale, quello prodotto da questo oggetto, da poter arrivare finanche a impedire la copula?”
“In decibel intende? Avvocato, ammetto che in trent’anni di test, non ho mai eseguito una tale prova di volo…”
Ho tentato anche di spiegare che esiste un regolamento, ed anche che la privacy in questo settore è competenza di avvocati specializzati e non di tecnici, ma prima di salutare e lasciare lo studio ho dato motore alla mia curiosità: “Scusi, so che non me lo dirà, ma i due sono una coppia regolare?” Silenzio da lui. Sorrisone della segretaria. Touché.




