La Cina strapperà agli USA il primato dei droni militari “spaziali”?

La vittoria dell’ultimo conflitto mondiale e soprattutto la massiccia filmografia pro stelle e strisce susseguitasi negli ultimi 70 anni ci portano a pensare automaticamente che quando si tratta di armi siano senza alcun dubbio gli USA la nazione più all’avanguardia. Eppure, negli ultimi decenni, l’esponenziale crescita economica di nuovi Paesi sulla scena mondiale, primo fra tutti la Cina, richiede oggi un aggiornamento sulla questione.

Per quanto riguarda gli armamenti più innovativi da qualche anno la ricerca e lo sviluppo di armi a livello mondiale si sta concentrando soprattutto sui droni militari, ormai entrati a piena regola in moltissimi eserciti, e su questo fronte l’ultima novità è che la Cina, che è in prima fila per quanto riguarda questa tecnologia e che già lo scorso giugno aveva testato l’imponente drone solare Caihong-T4 (in foto) portandolo a 62 mila piedi di altezza, ha recentemente testato un altro velivolo sperimentale, facendolo arrivare ad un’altezza di 82 mila piedi sul livello del mare (25 km) staccando di diverse lunghezze il precedente record americano di 60 mila piedi.

Questo drone “high-altitude” è stato concepito per operare ad un’altezza di circa 20 km da terra, una posizione dalla quale può svolgere operazioni di intelligence avanzate, troppo lontano per essere individuato dai radar e al sicuro anche dal fuoco anti aereo, vantaggi più che meritati per chi riesce ad arrivare là dove le sfide del volo si fanno davvero ardue, tra aria rarefatta e temperature bassissime che possono compromettere il funzionamento dei dispositivi elettrici, soprattutto delle batterie.

Il test

Il test è stato lanciato da un centro di ricerca in Mongolia, con due droni che sono stati catapultati da un pallone meteorologico a 60 miglia orarie (circa 100 km/h), uno a 30 mila piedi e l’altro a 82 mila piedi d’altezza. I droni hanno impostato autonomamente il loro piano di volo, risultando praticamente impercettibili ai radar in virtù delle loro dimensioni (più o meno simili a quelle dei pipistrelli) e dopo circa 60 miglia hanno raggiunto i loro obiettivi, comunicando per tutto il tempo del viaggio con la stazione di controllo a terra e inviando alla base i dati raccolti dai sensori di mappatura del terreno e rilevatore di segnale elettromagnetico, utili a dislocare truppe militari sul campo. Non avevano però a bordo alcuna telecamera, le cui antenne per trasmettere il flusso foto/video avrebbero potuto compromettere la loro delicata capacità aerodinamica.

Secondo il professor Yang Yanchu, a capo del progetto presso la Chinese Academy of Sciences, “L’obiettivo della nostra ricerca è quello di lanciare centinaia di questi droni alla volta, come se liberassimo una colonia di api o di formiche“.

assicurazione per droni da euro 29,90