I piloti l’hanno vista brutta: mentre stavano per appontare sulla portaerei Nimiz, in navigazione nel Golfo Persico, si sono trovati davanti un grosso drone militare iraniano, da cinque metri di apertura alare e fino a 170 chili di peso a seconda del payload. Per evitarlo, il jet ha dovuto fare una brusca manovra evasiva e il drone è passato a 30 metri dal caccia americano.
Difficile dire se si è trattato di un incidente odi una provocazione deliberata. Fatto sta che il drone iraniano modello Sadegh 1, un ricognitore senza verosimilmente armi a bordo, anche se può portare missili, era tenuto strettamente d’occhio dai marines a bordo della portaerei nucleare americana Nimitz, che incrociava le acque internazionali nel Golfo Persico centrale.

Il drone si era sempre tenuto a distanza di sicurezza dalla portaerei, quando -con una manovra che il Pentagono definisce “poco professionale“, sordo a ogni richiesta di mantenere la distanza di sicurezza dalle operazioni aeronavali, ha improvvisamente cambiato quota e rotta tagliando la strada a un F/A-18E Super Hornet del 147esimo squadrone in appontaggio.
Per evitare la collisione, i piloti americani hanno dovuto fare una mezza acrobazia, una virata strettissima, senza la quale – riporta una nota della Marina statunitense – “la collisione sarebbe stata inevitabile”. Invece il drone è sfilato a 30 metri di distanza verticale e una sessantina orizzontale dal caccia che successivamente è appontato regolarmente.

Il drone iraniano Sadegh 1 è l’evoluzione del noto e temibile Ghods Mohajer 4, che ha ben 7 ore di autonomia e 150 km di raggio d’azione. Ma a differenza del predecessore, che è un ricognitore puro, l’intelligence americana ritiene che il Sadegh possa essere armato con missili aria-aria prodotti nel complesso industriale di Shahid Shah Abhady.



